di ANDREA COZZOLINO* Finalmente l’Europa mostra timidi segnali di ripresa, dai quali purtroppo, il nostro mezzogiorno non è toccato se non in maniera marginale. Per tornare a crescere in maniera robusta e sostenibile dobbiamo essere pronti a cogliere ogni opportunità. A
Riga, in
Lettonia, ho partecipato questa settimana a un importante i
ncontro dei Ministri Europei responsabili in materia di coesione urbana e territoriale. Abbiamo parlato di come i fondi strutturali possono avere un ruolo decisivo nello sbloccare il potenziale di crescita di città e aree metropolitane, che si candidano a essere il vero motore della crescita. Basta un numero per coglierne la portata.
Il 72% del totale della popolazione europea vive in aree urbane. Le città sono il centro di ogni attività economica e sociale. Un motore che non si deve fermare. Sindaci e amministratori possono, anzi, devono essere coinvolti fin dalle prime fasi in progetti modellati su specifiche esigenze e potenzialità. Ma allo stesso tempo devono articolare un disegno che, a livello europeo, si presenti con un approccio univoco e coerente.
La dichiarazione sul futuro dell'agenda urbana, approvata proprio a Riga, può diventare il veicolo attraverso cui condividere, sostenere e sviluppare azioni coordinate e concrete per lo sviluppo e la crescita dei territori. Interessante, in particolare, il richiamo all'importanza delle piccole e medie zone urbane, che non devono essere viste in contrapposizione con le esigenze e i bisogni delle aree metropolitane, ma il cui sviluppo è essenziale per garantire una crescita equilibrata e il pieno dispiegamento del potenziale,
nel rispetto delle vocazioni dei territori. Le priorità su cui porre l'attenzione non presentano natura univoca. Da un lato, infatti,
vanno garantiti i livelli e gli standard qualitativi delle aree urbane - quale che ne siano ampiezza e natura - affrontando in maniera asimmetrica le esigenze in termini infrastrutturali (riqualificazione di aree industriali dismesse, adeguamento delle aree periurbane e/o agricole, funzionalizzazione di aree marginali, e così via) e in termini immateriali (assistenza socio-sanitaria, rilancio culturale, valorizzazione storico-paesaggistica). Dall'altro invece, va avviato un meccanismo di crescita, che coinvolga e implichi lo
sviluppo sinergico della pluralità di zone urbane e periurbane esistenti. In questo senso, è essenziale cambiare il modello di visione e di gestione dei territori, passando da uno basato su valutazioni meramente strutturali, a un altro che, invece, ponga le attenzioni strategiche sulle caratteristiche relazionali, intese sia in termini di cooperazione tra paesi o aree, che di flussi economico-sociali supportati dalle comunicazioni infrastrutturali e digitali.
Sviluppando, di conseguenza, la tendenza a creare "sistemi" multiterritoriali, che facciano massa critica sulla base delle proprie capacità e competenze individuali. L'agenda urbana, dunque, non può essere una strategia a sé - addirittura, in questo caso rischierebbe di non rappresentare un valore aggiunto - ma
va messa in sinergia con due importanti strategie europee: l'agenda digitale ed il meccanismo collegare l'Europa (CEF). Solo in questa maniera, si possono superare i limiti che, ancora oggi, impediscono, in particolare alle zone piccole e medie, di intercettare i processi e i mutamenti economici e produttivi in atto. Se questo è l'obiettivo, la vera sfida consiste nel rendere realizzabile la strategia in un contesto di scarse risorse disponibili. Per cui, al netto della difficoltà a mettere sul piatto risorse fresche, come dimostrato anche recentemente con il
piano Juncker, la sola soluzione che si intravede è il miglioramento dell'utilizzo delle strutture esistenti e dei meccanismi già in essere, attraverso una loro funzionalizzazione e una semplificazione delle procedure e della fruibilità. Il tassello mancante, quindi, va riempito
utilizzando al meglio il processo di riforma della regolamentazione europea (c.d. better law regulation), attraverso cui mettere i livelli locali nella condizione ottimale per cogliere al meglio opportunità e risorse, sciogliendo i tanti vincoli burocratici e le sovrapposizioni legislative che rendono l'Europa e l'Unione ancora un peso.
*Eurodeputato del Gruppo dell'Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici