Da inizio della emergenza Covid-19 e ancora oggi, nel mirino della pandemia, e non solo, ci sono gli anziani. Questa volta però non è il virus Covid-19 a mettere a repentaglio l’esistenza dei nostri cari vegliardi ma il Pil. Ebbene si, da quanto si apprende nelle ultime ore pare proprio che, gli anziani, oltre ad averci rimesso la vita a causa della pandemia, ora, ci rimettono anche la pensione. Tra poco, molto probabilmente, se il progetto andrà in porto, le pensioni saranno commisurate in base all’andamento economico della nazione e a pagarla cara saranno gli anziani che si vedranno recapitare un assegno mensile proporzionato al Pil. La Calabria non se la passerà liscia, visto che, su quasi 2 milioni di abitanti, i pensionati ammontano a circa 725 mila (dati Inps Calabria 2018). La Calabria dunque è una regione di pensionati. Ad attanagliare il destino della terra degli Enotri non basta il fenomeno dell’emigrazione giovanile, che in maniera diretta contribuisce a diminuire la popolazione attiva e a rendere la regione una terra di pensionati, il calo delle nascite, che negli ultimi anni ha registrato un dato allarmante, questa volta ci si mette anche la recessione economica scatenata dalla pandemia. Chi andrà in pensione nei prossimi anni, a partire dal 2022, si vedrà diminuire l’importo dell’assegno rispetto a quanto aveva previsto perché lo stesso subirà una rivalutazione del montante contributivo per quei versamenti avvenuti dal 1 gennaio 1996. Insomma a nulla sono valsi i sacrifici di una vita e il versamento, puntuale, dei contributi da parte di chi ha finalmente conquistato la tanto attesa poltrona, quella della pensione però. Un gioco al ribasso compreso tra il 2,5 e il 3%, se va bene. L’auspicio, infine, è che il governo decida di intervenire bloccando l’applicazione del tasso di variazione del montante.
Francesca Russo