di FABIO BUONOFIGLIO Anno del Signore 2015, giovedì 3 dicembre. Stessa mattinata. Nei pressi dello svincolo autostradale di Cosenza Nord un giovane laureato di
Corigliano Calabro ha messo in bella mostra sulla cappotta della propria automobile delle buste contenenti clementine della Piana di Sibari, e per due euro ne offre tre chili. A settanta chilometri da lui, a Corigliano Calabro, un altro giovane, come lui disoccupato, irrompe nella sede locale di
Equitalia brandendo una cartella di pretesa di pagamento pari a quattromila euro, e contenente, pure, il provvedimento di fermo amministrativo della propria autovettura, quella con cui dovrebbe spostarsi per andare a cercarsi un lavoro. Quest’ultimo perde la testa: in pochi minuti sfascia letteralmente quell’ufficio ritenuto “infame” davanti agli occhi atterriti degl’impiegati e dei numerosi utenti presenti, e, poco dopo, viene fermato ed arrestato dai carabinieri. Senza sapere l’uno dell’altro e probabilmente senza neppure conoscersi benché residenti nello stesso comune, nello stesso momento entrambi combattevano – e continuano a combattere – la fame di Stato che attanaglia da tempo e senza soluzione di continuità il posto dove vivono. Con segnali, da parte delle istituzioni e della politica, che vanno esattamente nella direzione opposta a quella di porre qualche argine al dramma umano che investe quotidianamente le fasce sociali più deboli, ormai senza alcun tipo di protezione da parte di nessuno, ed anzi coercizzate dallo Stato e da tutte le sue articolazioni istituzionali, a mò di piovra. Succede negli stessi giorni in cui il Comune retto dal sindaco
Giuseppe Geraci ha fatto recapitare a tutte le famiglie coriglianesi le bollette dell’indecente vergogna coriglianese. Quelle della
tassa sullo smaltimento dei rifiuti solidi urbani da pagarsi in un’unica soluzione oppure in tre rate a scadenze vicine e ravvicinatissime tra esse. Un pugno violento a stomaco vuoto e per ogni stomaco vuoto che deve decidere se cedere alla coercizione “di palazzo” o andare al supermercato per acquistare il minimo indispensabile per mangiare e sopravvivere. L’aumento, già annunciato dal Comune nella misura del 20%, arriva invece a sfiorare la percentuale del 50. Ciò a fronte d’un servizio pubblico la cui gestione, da parte del Comune, è oggetto di denuncia quotidiana per trecentosessantacinque giorni l’anno, trecentosessantasei nei bisestili. Con una raccolta differenziata allo stato meno che brado perché organizzata malissimo da un Comune e da un’amministrazione comunali che non hanno nulla ma davvero nulla da insegnare a nessuno tra i loro omologhi, e alcuna educazione di tipo ambientale da impartire ai cittadini. L’Ufficio Tributi comunale è preso d’assalto da due settimane da parte dei coriglianesi, molti dei quali temono errori materiali di calcolo da parte dello stesso ufficio. Ma di tali tipi d’errori sostanzialmente non ve ne sono. L’errore e la vergogna sono questi tipi d’aumenti, a Corigliano Calabro. Uditi i venti di protesta, il sindaco Geraci s’era affrettato a far sapere che si stava prodigando per la convocazione d’un Consiglio comunale urgente e monotematico per «condividere coi cittadini» (!!!) la questione. L’idea – balzana – è stata subito abbandonata e lo stesso Geraci, attraverso un comunicato stampa, ha furbescamente scaricato la responsabilità dell’aumento della tassa-rifiuti sul Governo nazionale. Ma per mercoledì prossimo 9 dicembre il popolo coriglianese alla fame si sta spontaneamente organizzando. Già. Per marciare in
corteo fin sotto Palazzo Garopoli, la sede municipale. Uno spontaneismo scaturito dal social network di Facebook, con un gruppo che in pochi giorni ha fatto registrare oltre 7 mila adesioni da parte dei cittadini. Quelli più inferociti nei confronti dell’amministrazione Geraci sono coloro i quali da tempo realizzano con certosina precisione la raccolta differenziata dei rifiuti, e molti non soltanto per ragioni ambientali ma per la necessità di dovere risparmiare sulla bolletta comunale. Il corteo - informano i promotori – dovrebbe partire in mattinata dal piazzale antistante gl’istituti scolastici di contrada Torrelunga fino a giungere sotto la sede comunale. E lì, poi, non si sa cosa potrà succedere. Sì, perché i cittadini di Corigliano Calabro non sono per nulla avvezzi a manifestare contro il potere, cui, al contrario, hanno fatto quasi sempre da scendiletto. Ma adesso, forse, in questo rapporto qualcosa s’è rotto. Vedremo...