Ammessa la costituzione di parte civile del Comune di Corigliano nell’ambito del procedimento a carico di dieci persone e tra queste l’ex sindaco Pasqualina Straface, accusata di concorso esterno in associazione mafiosa. Dopo una serie di eccezioni sollevate dal collegio difensivo (composto, tra gli altri, dagli avvocati Ernesto D’Ippolito, Nicola Carratelli, Gianluca Serravalle, Antonio Pucci, Antonio Fusaro, Giacinto D’Urso, Angelo Gencarelli) all’udienza dello scorso 9 settembre, il gup distrettuale di Catanzaro, Ferraro, ha ammesso la costituzione di parte civile dell’ente attraverso l’avvocato Mario Elmo. L’udienza è stata poi aggiornata al prossimo 30 settembre per proseguire l’esame degli imputati che hanno chiesto di essere sentiti. Nel procedimento, oltre alla Straface, sono coinvolti anche altri due ex amministratori del comune ausonico, Giorgio Miceli e Giuseppe Curia i quali, insieme ad altri sette imputati tra cui il fratello dell’ex sindaco, Mario Straface, ex dirigenti e attuali impiegati comunali, nonché i titolari di due ditte, devono difendersi a vario titolo dalle accuse formulate nei loro confronti dalla Dda di Catanzaro. Secondo i pm la Straface avrebbe concorso “materialmente e moralmente, dall’esterno, all’associazione per delinquere di stampo mafiosa denominata “locale di Corigliano”, della quale contribuiva al consolidamento e quindi al perseguimento del programma criminale. In particolare – scrivono ancora i procuratori antimafia – in cambio di voti procacciati in suo favore da plenipotenziari della cosca coriglianese (tra i quali erano annoverati anche i fratelli Mario e Franco Straface, Maurizio Barilari e Cosimo Damiano Conocchia alias “la bestia”) in occasione delle consultazioni elettorali comunali svoltesi in Corigliano nel giugno del 2009, si impegnava a garantire la destinazione dei contributi a fondo perduto che il comune avrebbe dovuto erogare per la riqualificazione del centro storico di Corigliano, nonché a rimanere a disposizione dell’associazione, in tal modo strumentalizzando il munus pubblicum, ed inoltre – spiegano sempre Vertuccio e Luberto –ancor prima della sua elezione a sindaco (23 giugno 2009) riferiva alla convivente di Conocchia di recarsi all’ufficio commercio del comune a presentarsi a nome suo presso una funzionaria dell’ente ai fini del rilascio di una licenza commerciale”.
(Fonte:La Provincia)