Rituali, omelie, liturgie sono i gesti di una cerimonia per molti versi emozionante quale è la proclamazione di un vescovo. È investire di un ruolo importante un ministro di Dio. La chiesa consegna un’intera comunità nelle mani del suo Pastore, che si pone a totale servizio dei fedeli. L’intero collegio episcopale costituito da altri vescovi svolge un’antica prassi. Elegge il nuovo vescovo in quanto successore degli apostoli e così anche gli altri appartenenti allo stesso ordine. Il Papa dispone ed autorizza l’elezione con il gesto simbolico e rituale dell’“
imposizione delle mani” che segna un legame inscindibile delle Chiese in un’unica Chiesa. Questo gesto rappresenta un dono di Dio che si ripete nella storia dal profeta Timoteo che fu il primo nella Cristianità addetto a questa funzione. È unione di Dio e Chiesa, Spirito Santo che è salvezza e l’intera comunità che si affida al suo conduttore. La celebrazione si svolge all’interno della
funzione eucaristica, nella parte centrale della liturgia. Segue la preghiera recitata da tutti i concelebranti, che insieme recitano la parte di preghiera dedicata all’accoglienza del nuovo arrivato e si procede poi, con il rito esplicativo de “
l’unzione del capo con il Crisma” vale a dire la fronte del nuovo eletto viene unta con il segno della Croce, momento che indica il punto focale dell’unione con il figlio di Dio. In mano gli vengono consegnati i simboli del potere spirituale: il Vangelo “la Buona Novella” sulla cui comunicazione ruota l’essere Cristiano, l’anello che è pegno ed eterno legame come in un qualsiasi intento di unione, il pallio (mantello), che indica servizio alla Chiesa locale insieme alla Chiesa Romana, la mitra simbolo di Grazia ricevuta ed infine, il bastone pastorale come uno scettro regale. Terminate le consegne, il nuovo eletto siede tra gli altri concelebranti nel posto più importante al centro dell’altare, finalmente pronto ad accompagnare i suoi fedeli nel cammino di pace. Tutto risuona di spiritualità in un’unica voce che si eleva nel canto finale, il “Te Deum” segno di ultimo dono a Dio.
Monsignor Satriano entrerà nella sua nuova Casa domenica 26, vestito della regalità che gli è stata ordinata nella cattedrale di Brindisi. Qui nella città di Rossano troverà il suo benvenuto in tutte le Chiese, strette in un unico abbraccio di accoglienza nell’accompagnarlo verso la Dimora della Nostra amata Achiropita.
s. t.