Una cerimonia, sempre scandita dal gran via vai nel nostro cimitero cittadino, che negli anni non ha mai perso quel valore che nasce e cresce nell’omaggio, nell’offerta di simboli o semplici saluti che, almeno per un momento, sembrano permetterci di accarezzare e stringere in un abbraccio chi non c’è più. A
Rossano, più che in ogni altro luogo, questo non è mai solo il giorno dei defunti, quello in cui adempiere al dovere di una visita, quasi fosse un pesante fardello che qualcuno ci mette in spalla. È piuttosto il segno più chiaro dell’affetto, che si osserva e si nota non solo in quel cammino e in quel tripudio di colori che, da un giorno all’altro, riempiono il cimitero, ma anche nelle tante mani che, fra piccoli altari e cappelle familiari, con cura e con gesti piccoli ma ripetuti, alimentano e rendono forte il rito del ricordo del proprio caro in quella che è la sua ultima casa. Quest’anno la celebrazione eucaristica in suffragio è stata presieduta dal nostro
nuovo Arcivescovo, Sua Eccellenza, Monsignor Giuseppe Satriano, che già si è fatto amare per la sua sensibilità, e forse per i tanti fedeli che hanno voluto ascoltare le sue parole, la memoria si è fatta più intensa e, per questo, più viva.
m. f. COMUNICATO STAMPA Prima celebrazione
(alle 10.30 di stamattina) al cimitero di Rossano, in occasione della commemorazione dei defunti, del nuovo Arcivescovo Mons. Giuseppe Satriano, che ha presieduto l’eucaristia concelebrata dai sacerdoti della locale vicaria. Presenti alla celebrazione il sindaco Giuseppe Antoniotti e le altre autorità civili e militari. “Perché la nostra preghiera sia autentica – ha ribadito il presule all’inizio – è necessaria la conversione del nostro cuore”. “Entrare nel cimitero – ha continuato nell’omelia - ci richiama volti, persone e atti di vita che abbiamo
attraversato”. Poi la sottolineatura dell’arcivescovo riguardo l’importanza della preghiera “perché coloro i quali sono chiusi nel loro egoismo si aprano all’amore di Dio”. L’obiettivo di ogni cristiano, per la guida della chiesa rossanese, deve essere quello di “entrare nel cuore di Dio”. In tale prospettiva – ha aggiunto – “il percorso della nostra vita deve condurre a stare con Gesù”. Tanti sono per Satriano i fenomeni negativi “che potrebbero essere debellati dal nostro tendere la mano” piuttosto che cercare la vita comoda, il lusso, spesso svendendo la nostra stessa vita”. “Bisogna credere - ha continuato – nella preghiera incessante, per aprire i cuori più induriti alla misericordia di Dio. Prendiamo dall’esperienza di questa giornata tutta la Grazia per poter rialzarci nella speranza che i nostri morti vivono alla presenza di Dio”. Chiudendo l’arcivescovo ha argomentato circa il rapporto sacerdoti- religiosi e laici, concludendo: “aiutiamoci e sosteniamoci nel cammino verso la patria celeste”.