di SERAFINO CARUSO Quanto è bello parlare! O quantomeno comunicare. E' un dono che ci ha fatto la vita. Peccato che, troppo spesso, questa nostra facoltà viene utilizzata sempre più a sproposito e in maniera assolutamente demolitoria e improduttiva. Ci riferiamo a quei grandi soloni i quali sono sempre bravi a pontificare dall'alto delle loro belle coscienze sporche, senza però essere minimamente capaci di fare un bell'esamamino di sé davanti allo specchio. Nel nostro territorio viviamo una crisi valoriale e occupazionale senza precedenti (a breve esporremo i risultati di quanto affermiamo), eppure ce ne dimentichiamo troppo spesso, presi così come siamo a smanettare sui social con il telefonino e con la testa piegata come dei somari, salvo però sentirci dei Dio in terra.
MENO SOCIAL E PIU' RAPPORTI UMANI
Ammorbati ed anestetizzati da queste forme di distrazione di massa e non solo, abbiamo dimenticato o stiamo dimenticando cosa sono i rapporti umani, cos'è la gentilezza, cos'è il rispetto. E' quasi come se ci fosse un virus capace di contagiare la maggior parte delle persone con una delle malattie più brutte che il genere umano sia mai riuscita a generare: la cattiveria. Ecco, così, come si spiegano talune stranezze: se da un lato c'è chi, faticosamente ed onestamente, costruisce e cerca di fare qualcosa di buono (sia a livello lavorativo che a livello sociale), dall'altra, puntuale come una tassa, ecco c'è il disfattista di turno che regala solo invidia e cattiveria. "No, quello chissà come ha fatto ad avere tutto quello che ha...", oppure ancora "è protetto da Tizio... è tutelato da Caio". Insomma, cattiverie a iosa, pur di demolire l'immagine di chi gli sta davanti per merito, per impegno, per capacità, per quantità di tempo che trascorre a lavoro piuttosto che sulle sedie di un bar, come fanno, appunto, i fannulloni e le malelingue.
LE LETTERE ANONIME NON FUNZIONANO PIU': SIAMO TUTTI SOTTO CONTROLLO
Allora, ripartiamo da qui: da ciò che è la nostra società oggi. Da quello che siamo. Prendendo coscienza di questo e cercando di essere cittadini più attivi, più propositivi, più onesti con noi stessi e con gli altri. La città di Corigliano Rossano vuole crescere bene? Ha bisogno innanzitutto di persone perbene. Non cattive, non invidiose, non pettegole. Ognuno cerchi di fare il proprio dovere, senza disprezzare ed accusare gli altri facendo i confidenti e i mercenari attraverso telefonate, mail. Ormai, del resto, tutto è sotto controllo, grazie ai telefonini. E poi, ricordiamocelo: la verità trionfa sempre e il bene ha sempre la meglio sul male.