Infrastrutture e mobilità, l’allarme di Fullone e Mazza: «Così la Calabria resta scollegata»
Bene cantieri e investimenti in corso, ma senza una visione unitaria il rischio è un mosaico di opere isolate. Dalla SS106 alla ferrovia jonica fino all’Alta Velocità, l’appello: serve una rivoluzione di pensiero per rendere la Regione connessa
CORIGLIANO-ROSSANO – Investimenti importanti, cantieri avviati e opere attese da decenni. Ma senza una visione unitaria, il rischio è che la Calabria resti comunque ai margini delle grandi reti europee della mobilità. È questo il senso dell’intervento firmato da Sandro Fullone e Domenico Mazza, che tornano a puntare il dito contro una programmazione infrastrutturale definita “a macchia di leopardo”, incapace di ricucire realmente il territorio regionale.
Nel documento programmatico, diffuso nei giorni scorsi e di cui vi abbiamo parlato stamani (leggi qui), gli autori riconoscono come i numerosi interventi in corso – dalla Statale 106 Jonica alla ferrovia jonica, passando per la nuova Santomarco, la Trasversale delle Serre, l’ammodernamento dell’A2 e i progetti legati all’Alta Velocità – rappresentino una boccata d’ossigeno per una regione storicamente penalizzata. Tuttavia, sottolineano, tali opere non bastano a rendere la Calabria “coerentemente europea” se non inserite in una strategia complessiva, inclusiva e territoriale.
SS106, la grande incompiuta della mobilità calabrese
Secondo Fullone e Mazza, la SS106 resta la vertenza simbolo. Oltre 400 chilometri di tracciato, già adeguato agli standard europei in Puglia e Basilicata, ma ancora stretto e pericoloso per oltre il 70% nel tratto calabrese. Una strada definita non a caso “la strada della morte”, segnata da accessi abusivi, attraversamenti urbani e interventi frammentari. «Non si è mai ragionato – scrivono – per rendere funzionale l’intero itinerario da Taranto a Reggio Calabria», ma solo per lotti isolati, spesso condizionati da logiche politiche centraliste. Da qui la richiesta di completare l’anello infrastrutturale tra Crotone e Rossano per dare senso ai flussi nord-sud.
Ferrovia jonica, il rischio di un’opera già superata
Critica anche l’analisi sulla linea ferroviaria jonica. I lavori di elettrificazione e innalzamento a rango C, avviati nel 2018, procedono lentamente e rischiano di consegnare all’utenza, entro il 2026, un’infrastruttura già obsoleta. Nel mirino finiscono l’abbandono di progetti strategici come la Bretella di Thurio e il mancato potenziamento degli snodi nella Piana di Sibari e nell’area di Crotone. Senza nuovi tronchi e una visione integrata con la dorsale tirrenica, avvertono, gli investimenti rischiano di restare “operazioni di facciata”.
Trasversali e Alta Velocità, la sfida dell’equilibrio territoriale
Ampio spazio è dedicato anche alle trasversali est-ovest, considerate decisive per rompere l’isolamento delle aree interne. La sola Trasversale delle Serre, spiegano, non può bastare se restano irrisolte vertenze storiche come la Sibari-Sila, la Sila-Mare o la Bovalino-Bagnara. Analoga preoccupazione riguarda il futuro tracciato dell’Alta Velocità: Fullone e Mazza criticano l’ipotesi di un percorso esclusivamente tirrenico, ritenuto tecnicamente e territorialmente penalizzante, rilanciando invece l’idea di un tracciato interno capace di collegare entrambe le dorsali della regione.
L’intervento si chiude con un appello chiaro: senza una “rivoluzione di pensiero” e una pianificazione che guardi all’intera Calabria come sistema unico, il rischio è quello di continuare a sommare opere senza costruire una vera rete di mobilità moderna, efficiente e inclusiva per cittadini e imprese