Pechino+30 nella giornata contro la violenza di genere, Amarelli: « Serve Ministero Pari Opportunità»
Amarelli ha ricordato come il futuro delle donne non si costruisce celebrando un anniversario, ma applicando principi ancora validissimi, aggiornandoli e rendendoli efficaci nel presente
CORIGLIANO-ROSSANO – La Dichiarazione di Pechino ci ha insegnato che i diritti delle donne non avanzano da soli: vanno applicati, protetti, resi efficaci. Oggi, di fronte a nuove violenze e nuove regressioni, è urgente attuare integralmente ciò che venne sancito trent’anni fa. La parità non è un traguardo simbolico, è un impegno quotidiano. E la democrazia vive solo se i diritti delle donne vivono. Ecco perché occorre il ritorno immediato di un Ministero per le Pari Opportunità insieme ad interventi concreti contro la violenza di genere e misure strutturali per colmare il divario salariale
Nel giorno in cui il mondo ricorda la Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, acquista ancora più forza il messaggio di Pina Mengano Amarelli, Cavaliere del Lavoro e Vicepresidente Vicaria ANDE Nazionale (Associazione Nazionale Donne Elettrici), emerso a Roma dal confronto Pechino+30, ospitato nei giorni scorsi nel prestigioso Circolo degli Esteri: un momento di grande valore civile dedicato ai trent’anni dalla Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne di Pechino del 1995, il più importante vertice ONU che abbia mai definito una vera agenda globale per i diritti femminili.
«Pechino 1995 non è uno slogan – ribadisce Amarelli - ma è la conferenza che approvò la Dichiarazione di Pechino e la Piattaforma d’Azione, 12 aree critiche – dalla violenza al lavoro, dalla salute ai media, dalla politica alla cultura – che da tre decenni orientano il cammino dell’empowerment femminile nel mondo. Pechino+30, quindi, significa chiedersi cosa sia stato davvero attuato, cosa si sia fermato, cosa oggi vada rilanciato con decisione. E il 25 novembre dà a questa riflessione una gravità e un’urgenza ancora più forti».
Concludendo i lavori della conferenza capitolina, Amarelli ha ricordato come «il futuro delle donne non si costruisce celebrando un anniversario, ma applicando principi ancora validissimi, aggiornandoli e rendendoli efficaci nel presente. Educazione alla relazione sin dalla scuola, salute e medicina di genere, contrasto alla violenza fisica e digitale, difesa dei diritti umani, superamento della regressione culturale; questo è l’alfabeto politico del 25 novembre. Un percorso che – chiosa Pina Amarelli - chiede responsabilità alle istituzioni, ma anche consapevolezza a ogni cittadina e cittadino».
«La partecipazione è stata ampia e attenta, con una significativa delegazione di ANDE Napoli e socie provenienti da tutt’Italia. Le relatrici intervenute – dall’Ambasciatore Maria Assunta Accili all’on. Mara Carfagna, dalla senatrice Anna Serafini alla professoressa Fiorenza Taricone, fino a Marina Valensise – hanno mostrato la continuità e al tempo stesso la fragilità dei progressi ottenuti negli ultimi decenni: le leggi non bastano se non diventano cultura sociale, servizi, educazione, presenza politica».
Tre voci – Daniela Carlà, Luisa Festa e Patrizia Siliprandi – hanno riportato nella sala del Circolo degli Esteri l’energia, il coraggio e la dimensione globale della Conferenza di Pechino del 1995. Attraverso ricordi, immagini, racconti, hanno ricordato il valore della salute femminile, la necessità di una medicina di genere ancora non pienamente attuata, i rischi della manipolazione digitale e la responsabilità di mantenere vivo il patrimonio culturale e politico maturato in trent’anni di progressi. L’Ande, fondata nel 1946 e oggi più viva che mai, continua a essere un presidio autonomo, apartitico e profondamente politico: un laboratorio civico che forma coscienza democratica, promuove partecipazione femminile, combatte l’assenteismo delle donne nel voto e difende con convinzione l’identità europea dei diritti e delle libertà.