Sibaritide-Pollino, anche fino a tre denunce al giorno per violenza sulle donne in un territorio che resta in prima linea
In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, emerge un quadro ancora critico nella Calabria nord-est: aumentano le denunce, cresce il lavoro di Procura, Carabinieri e Polizia, ma il fenomeno resta diffuso e preoccupante
CORIGLIANO-ROSSANO – Fino a tre denunce di violenza al giorno. È questo il dato che, negli ultimi mesi, continua a fotografare la realtà della Sibaritide-Pollino: un territorio dove la violenza sulle donne rimane un fenomeno drammatico, esteso e tutt’altro che marginale. Una condizione che, oggi, nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, assume un peso ancora più significativo.
Dal 2019, con l’entrata in vigore del Codice Rosso, la risposta dello Stato è più immediata: la polizia giudiziaria deve informare subito la Procura, e il pubblico ministero deve ascoltare la vittima entro tre giorni. Uno strumento pensato per intervenire nei momenti più critici, in cui la vita delle donne può essere appesa a un filo.
Nel distretto di Castrovillari, guidato dal procuratore Alessandro D’Alessio, l’impegno investigativo è costante e rafforzato. In parallelo, il Reparto Territoriale dei Carabinieri, ora diretto dal Ten. Col. Marco Gianluca Filippi, e il Commissariato della Polizia di Stato di Corigliano-Rossano, sotto la guida del dirigente Raffaele Francesco Iasi, operano quotidianamente con interventi, ammonimenti, misure cautelari, accoglienza e accompagnamento delle vittime.
Eppure, nonostante la macchina dello Stato sia attiva e presente - anzi, presentissima - la curva della violenza non accenna a diminuire. Anzi, secondo gli operatori del territorio, continua a crescere. Le denunce, spesso, arrivano solo quando la situazione è diventata insostenibile: maltrattamenti ripetuti, stalking, minacce, violenze fisiche e psicologiche. E ancora più numerosa è la parte sommersa, quella che non arriva alle forze dell’ordine: donne che tacciono per paura, dipendenza economica, pressione sociale o per proteggere i figli.
La Calabria del nord-est porta addosso una cicatrice che non si chiude. Da Romina Iannicelli a Maria Rosaria Sessa, fino alla giovanissima Fabiana Luzzi, questo territorio conosce da troppo tempo il peso degli “omicidi annunciati”. E ogni nuova denuncia ricorda quanto quel dolore non appartenga al passato, ma al presente.
Accanto alle forze dell’ordine, i centri antiviolenza e le associazioni locali continuano un lavoro prezioso: protezione, ascolto, percorsi di autonomia, supporto psicologico. Una rete spesso silenziosa ma decisiva, che tante volte ha evitato tragedie.
Il messaggio che arriva da questa giornata è chiaro: non basta una ricorrenza, serve un impegno costante. La violenza di genere non è un’emergenza episodica, è un fenomeno strutturale. Si combatte con la legge, con la presenza delle istituzioni, ma anche con l’educazione e il cambiamento culturale.
Perché dietro ogni denuncia c’è una vita che chiede aiuto. E dietro ogni silenzio, una vita che rischia di spegnersi.