La lenta agonia. Ancora operai incatenati davanti ai cancelli della Centrale Enel di Sant'Irene-Cutura
Scoppia la protesta dei lavoratori delle pulizie dopo la riduzione dell’orario: tre dipendenti trasformati da full time a part time denunciando promesse mancate, stipendi già al limite e una dismissione che avanza nel silenzio generale
CORIGLIANO-ROSSANO – Si sono presentati all’alba davanti ai cancelli della Centrale Enel di Sant’Irene–Cutura e, questa volta, non si sono limitati a manifestare. Hanno portato catene, lucchetti e uno striscione improvvisato, si sono legati ai pilastri dell’ingresso e hanno deciso di restare lì fin quando qualcuno non darà loro una risposta concreta. È iniziata così la nuova protesta - l'ennesima - dei lavoratori delle pulizie dell’impianto, dipendenti della ditta C.M. Service, che nei giorni scorsi hanno ricevuto comunicazioni ufficiali di drastica riduzione dell’orario di lavoro.
Tutto è esploso dopo l’arrivo, il 5 novembre, di due lettere: una che annunciava la rimodulazione del contratto con un passaggio dal full time al part time, l’altra che fissava la fascia lavorativa dalle 7.30 alle 12.50. In pratica, cinque ore al giorno. Per tre lavoratori che fino a oggi garantivano otto ore di servizio quotidiano si tratta di un taglio improvviso e pesantissimo. Nei giorni scorsi circolavano rassicurazioni informali, secondo cui Enel avrebbe fatto un passo indietro. Quelle rassicurazioni, però, non si sono mai trasformate in atti.
Giuseppe Accroglianò, uno dei lavoratori incatenati ai cancelli, racconta di un percorso iniziato già settimane fa. «Abbiamo ricevuto due lettere, una per la variazione dell’orario e una per la nuova fascia giornaliera. Ci vogliono passare dal full time al part time», spiega, ripercorrendo anche lo sciopero precedente, quello legato alla vicenda del portiere della centrale, quando un tavolo in Prefettura aveva fatto sperare in una soluzione condivisa. «Ci aspettavamo l’abolizione di quelle cinque ore, speravamo di restare alle otto. Invece è arrivata una mail che dice che dal primo dicembre dobbiamo lavorare cinque ore, e per mantenerci le otto ci danno due ore e mezza di supplementi. Ma sono ore che possono toglierci in qualsiasi momento. Così avremo un abbassamento del contratto, della tredicesima, della quattordicesima, di tutto. Già i nostri stipendi sono bassissimi».
Accanto ai lavoratori c’è anche il segretario territoriale della UILTEC, Marco Pacenza, che non usa mezzi termini per descrivere la situazione. «I lavoratori hanno ricevuto una lettera che dal primo dicembre prevede un decurtamento di otto ore. Enel aveva assicurato che tutto sarebbe rientrato, ma non è stato fatto nulla», afferma. Sottolinea che i tre dipendenti passano da ventiquattro ore complessive a sedici e che la motivazione fornita è la riduzione degli spazi da pulire. «Ancora una volta vediamo il degrado, non gli investimenti. C’era un incontro previsto il 3 dicembre con amministrazione, Enel e Regione, ma non è stato confermato. Per questo i lavoratori si sono trovati costretti a incatenarsi. Non vedono garantito nulla e hanno solo questo modo per farsi ascoltare».
La vicenda si inserisce in un quadro più ampio, quello della lenta e costante contrazione delle attività della Centrale di Cutura, che da anni procede nella fase di sismissione, tra reparti ridotti, appalti che cambiano e servizi sempre più compressi. Una fase che pesa soprattutto sull’indotto, su quei lavoratori che mantengono pulizia, sicurezza e manutenzione e che oggi si trovano a dover difendere non un privilegio, ma la possibilità di continuare a lavorare con dignità.
La protesta davanti ai cancelli è destinata a proseguire per tutta la giornata. I lavoratori chiedono soltanto di non essere lasciati soli in un momento che potrebbe compromettere la loro vita economica e familiare. «Stiamo rivendicando il nostro contratto collettivo nazionale», dice ancora Accroglianò, guardando verso la centrale. «Enel gioca con noi da troppo tempo. Siamo qui perché non abbiamo più alternative».