Carenza di personale e aggressioni: l'allarme delle carceri in difficoltà
Il segretario del Sappe Giovanni Battista Durante: «Con il governo assunzioni in arrivo». Ma restano le criticità
COSENZA - Carenze strutturali e di personale, aggressioni alla polizia penitenziaria e detenuti psichiatrici difficili da gestire. È il risultato di «anni scellerati» in cui è stato «tagliato l’organico, chiuso le scuole e gli ospedali giudiziari». Lo spiega al Corriere della Calabria Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe, il sindacato autonomo della Polizia penitenziaria, che da tempo denuncia la difficile condizione di agenti e detenuti all’interno degli istituti italiani e calabresi. L’ultimo allarmante episodio riguarda il carcere di Vibo Valentia, dove pochi giorni fa è stato aggredito un sovrintendente, come riportato proprio da Sappe e da Osapp. Sempre nel carcere vibonese, nei giorni scorsi è stata domata una rivolta con tanto di lanciafiamme utilizzato dai detenuti. A Cosenza, invece, a inizio settembre gli agenti hanno fermato l’introduzione abusiva di droga e cellulari, sequestri che si ripetono frequentemente e che dimostrano la “missione” in prima linea della Polizia penitenziaria.
In Italia, spiega Durante, «gli agenti subiscono circa 2 mila aggressioni l’anno». Un dato in crescita, mentre gli eventi critici «sono 10 mila l’anno». La maggior parte di questi episodi sono legati a detenuti con problemi psichiatrici, che «prima gestivamo in un ospedale psichiatrico giudiziario». Dopo la chiusura degli OPG, sono state istituite le Rems, le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, che «però non sono sufficienti e molti detenuti restano nelle carceri. Addirittura, molte volte persone prosciolte nel processo rimangono sul territorio perché non ci sono posti nelle Rems: c’è stato un periodo in cui in Calabria ne avevamo circa 50 in giro. Si tratta di soggetti potenzialmente pericolosi».
Pochi posti nelle Rems, ma anche sovraffollamento nelle carceri. «A livello nazionale abbiamo circa 10 mila detenuti in più, ovviamente distribuiti in maniera non omogenea sul territorio». Una criticità più diffusa nelle regioni come Lombardia, Campania e Piemonte piuttosto che la Calabria, dove gli istituti sono pieni ma non sforano la capacità massima. Ma nella gestione quotidiana a pesare di più è soprattutto la carenza di personale: «Abbiamo una carenza d’organico elevata, di circa 43 mila unità, che si è accumulata nel corso degli anni, anche a causa del blocco del turnover dal 2010 al 2017». Nell’ultimo periodo si sta cercando di cambiare rotta: «Il governo da questo punto di vista sta facendo tanto. Ci sono concorsi e tante assunzioni, nella legge di bilancio attuale ne sono previste circa 2 mila straordinarie». Il piano prevede, oltre al turnover, altre 500 assunzioni l’anno prossimo, 1000 nel 2027 e 500 nel 2028, «a cui poi si aggiungeranno i concorsi. Assunzioni se ne stanno facendo, ma bisogna tenere in conto anche quelli che vanno in pensione. Entro dicembre sono circa 2 mila, molti per patologie e prima dei 60 anni perché è un lavoro faticoso che incide sulla situazione psicofisica del personale».
«Abbiamo anche un problema legato alle scuole di formazione» continua Durante. Tre istituti, spiega, sono stati chiusi negli anni passati, «che io definisco scellerati perché hanno chiuse le scuole, tagliato gli organici, chiuso gli OPG. Hanno fatto un disastro». Con meno corsi di formazioni «si fa fatica a raggiungere un numero elevato di agenti e formarli. Siamo stati costretti a ridurli da sei a quattro mesi, ma questo incide sulla preparazione degli agenti». Un altro problema è quello legati ai posti nelle caserme: «Non abbiamo neanche più posti per molti neoagenti arrivati due settimane fa. A Saluzzo, in Piemonte, è dovuta intervenire la Protezione civile che ci ha dato delle brandine». Una situazione di grande difficoltà «che andrebbe risolta con uno stanziamento di risorse straordinarie: costruire nuove caserme, nuovi istituti, nuovo personale. Tutto questo andrebbe fatto in poco tempo, anche con strutture prefabbricate, perché non si può più aspettare».
fonte: corrieredellacalabria.it