Da Coserie a Crotone, l’altra faccia del progresso: il costo ambientale (necessario) della nuova SS106
Viadotti e gallerie per collegare il nord-est della Calabria a sud: un’opera ciclopica che inciderà su paesaggio, acqua, suolo e biodiversità. Mitigazioni previste, ma l’impatto non sarà mai pari a zero. Terza parte dell'inchiesta sulla Coserie-Kr

CORIGLIANO-ROSSANO – Non bastano i numeri di miliardi e i chilometri di tracciato per capire fino in fondo la portata del progetto di ammodernamento della Jonica. La nuova Statale 106, con i lotti CZ372 (Coserie-Mandatoriccio), CZ373_CZ374 (Mandatoriccio-Gabella), si innesta in un territorio fragile, fatto di colline instabili, fiumare capricciose, ecosistemi costieri di pregio e paesi che da secoli vivono in equilibrio tra mare e collina.
Quello che è chiamato a collegare il nord-est della Calabria e il crotonese non è sicuramente il progetto della Crotone-Catanzaro e non è nemmeno il progetto della SIbari-Corigliano-Rossano. In questi ultimi due casi sono state "sfruttate" le pianure e le connessioni dirette ai poli di sviluppo. Nel tratto a sud di Coserie, invece, dove la costa si stringe alla Sila Greca, prima e al Marchesato, poi, non c'è spazio in pianura. Pertanto, bisognerà realizzare qui decine di viadotti e gallerie. Questo significherà intervenire in profondità sull’ambiente naturale e sul paesaggio, con conseguenze che non possono essere trascurate.
Il paesaggio, tra colline, valloni e fiumare
Il nuovo tracciato si sviluppa a monte della costa, tra i 500 metri (punto minimo a Crucoli) e i 5 chilometri (punto Massimo a Crosia) dal litorale.
Per disegnare un’arteria continua e veloce, la strada si troverà ad attraversare valloni, crinali e versanti caratterizzati da elevata complessità geologica. Viadotti e gallerie si alterneranno in un ritmo serrato, con un impatto visivo e paesaggistico che modificherà in modo irreversibile l’immagine di intere aree della Sibaritide e del Crotonese. È un prezzo di civiltà che è necessario pagare.
Acqua, suolo e biodiversità: i nodi ambientali
Le carte del progetto parlano chiaro: sono previsti monitoraggi e misure di mitigazione per tutelare corsi d’acqua, terreni agricoli e aree naturali. Ma le interferenze restano. Ci saranno, dicevamo, attraversamenti su fiumare e torrenti, tagli nei boschi, occupazioni temporanee e definitive di suolo agricolo.
Le gallerie rischiano di alterare falde e regimi idrici, i viadotti impatteranno su habitat di pregio. È un prezzo - lo ribadiamo - che il territorio sarà chiamato a pagare per ottenere infrastrutture più sicure.
Oltre agli aspetti naturalistici, ci sono quelli legati alla qualità della vita. I cantieri porteranno inevitabilmente polveri, rumori, vibrazioni. Nel lungo periodo, invece, la presenza della nuova arteria genererà un aumento dei livelli di rumore in alcune aree finora rurali o poco urbanizzate. Ecco perché le misure di compensazione previste – barriere fonoassorbenti, riqualificazioni ambientali, schermature – dovranno dimostrare di essere efficaci, ma l’impatto non sarà mai pari a zero. Anche se, e ne sono esempio le nuove strade che attraversano città e aree di pregio in altre parti del paese, nuovi e moderni presidi di "isolamento" possono ridurre a livelli residuali ogni tipo d'impatto.
Mitigazioni e compensazioni: la risposta dei progettisti
Il PFTE elenca una serie di opere per limitare i danni: barriere acustiche, rimboschimenti, protezioni idrauliche, riqualificazione del paesaggio circostante. In parallelo, viene previsto un sistema di monitoraggio costante, sia durante i cantieri sia dopo l’apertura al traffico.
Una risposta necessaria, che basterà a fugare del tutto i timori di chi vede in questa nuova strada una ferita profonda nel territorio. Non è così. Perché una nuova strada, sarà il motore dello sviluppo per la Calabria orientale.
Qui la prima puntata dell'inchiesta: Statale 106, il progetto miliardario a sud di Sibari che può cambiare la Calabria
Qui la seconda puntata dell'inchiesta: Da Crotone a Mandatoriccio la nuova Jonica sarà tutta in variante