Calabria al bivio del lavoro: le tre visioni dei candidati per fermare l'esodo dei giovani
Nel nostro territorio il lavoro non è solo una promessa elettorale ma la chiave per trattenere i giovani e ridare vita alle aree interne. All'Eco in Diretta i candidati hanno messo a confronto tre ricette opposte per il futuro occupazionale

CORIGLIANO-ROSSANO - Il lavoro, in Calabria, non è solo un tema di campagna elettorale: è la chiave che decide se i giovani restano o partono. Se le aree interne continuano a svuotarsi o tornano a vivere. Nel talk “L’Eco in Diretta – Speciali Regionali 2025”, trasmesso sulle pagine social dell’Eco dello Jonio e sul canale 75 dell’Altro Corriere TV, i tre candidati presidenti — Roberto Occhiuto, Pasquale Tridico e Francesco Toscano (metti i link di ogni puntata) — hanno messo a confronto visioni radicalmente diverse.
Occhiuto: portare investimenti e creare condizioni favorevoli
Il governatore uscente, candidato del centrodestra, lega la sfida occupazionale alla capacità di rendere la Calabria più attrattiva per gli investimenti. Per lui il porto di Corigliano-Rossano è il simbolo di un’occasione persa e di una sfida ancora aperta: «Avremmo potuto ospitare l’investimento di Baker Hughes, che avrebbe cambiato la storia industriale del Nord-Est, ma la sinistra e il M5S hanno remato contro».
La sua ricetta è pragmatica: completare le grandi opere infrastrutturali, realizzare la piastra del freddo a Sibari per valorizzare l’agroalimentare. Per Occhiuto, il lavoro nasce da condizioni favorevoli al sistema produttivo: «Se portiamo investimenti e infrastrutture, il lavoro lo creano le imprese».
Tridico: competenze, politiche industriali e PNRR
Il professore e già presidente INPS sposta il discorso sul piano della formazione e delle politiche pubbliche. «Il problema non è solo la mancanza di investimenti, ma la scarsità di competenze professionali. Le imprese cercano figure che non trovano».
Da qui la proposta: un polo tecnologico formativo a Corigliano-Rossano, parte di una rete che tocchi anche Vibo, Crotone e Reggio, per creare quelle professionalità industriali che oggi non esistono. Per Tridico la Regione deve assumere un ruolo attivo: «Non possiamo continuare a dire venite qui perché il lavoro costa poco. Dobbiamo dire venite qui perché ci sono competenze».
Il nodo centrale, però, resta il PNRR: «Abbiamo a disposizione miliardi che non utilizziamo. È scandaloso. Quelle risorse vanno spese per formare, innovare e creare occupazione stabile».
Toscano: lo Stato deve tornare protagonista
La posizione di Francesco Toscano è la più radicale: per lui il mercato, da solo, non è la soluzione ma il problema. «Se interpretiamo il lavoro come risultato libero delle forze di mercato, continueremo a produrre solo precarietà e salari bassi. Dobbiamo cambiare paradigma».
Il suo modello è quello della Prima Repubblica: un equilibrio tra iniziativa privata e intervento pubblico. Non pianificazione sovietica, precisa, ma un sistema in cui lo Stato garantisca occupazione e ridistribuzione. «Con Fincalabra trasformata in agenzia di sviluppo, entro cinque anni dobbiamo portare la disoccupazione sotto il 5%. E chi non raggiunge l’obiettivo sarà sostituito».
Toscano non parla di attrarre multinazionali, anzi: vuole proteggere la piccola e media impresa locale, contrastando la desertificazione prodotta dalla globalizzazione.
Tre strade per lo stesso incrocio
Tre visioni, tre paradigmi: il pragmatismo infrastrutturale di Occhiuto, il riformismo industriale di Tridico, il sovranismo economico di Toscano. In comune, una consapevolezza: senza lavoro il Nord-Est continuerà a svuotarsi. Ma le strade per arrivare alla stessa meta divergono in modo netto.