Fiumicino da record, 50 milioni di passeggeri ma nessuno ha “visto” la Calabria
Mentre l’aeroporto più trafficato d’Italia diventa una passerella per le eccellenze regionali, della Calabria – terra del Krimisa e degli Enotri – nessuna traccia. Un’occasione mancata che denuncia un limite strutturale nella capacità di promuoversi davvero nei luoghi strategici

ROMA - Nel 2024, l’aeroporto di Roma Fiumicino ha registrato un risultato storico: 49,2 milioni di passeggeri transitati, confermandosi primo scalo italiano per traffico e leader in Europa per crescita, con un +21,3% rispetto al 2023. Numeri che parlano da soli e che, oltre a raccontare il successo di una infrastruttura moderna ed efficiente, ci pongono davanti a una riflessione più ampia: che ruolo giocano questi “non-luoghi” – crocevia di milioni di persone – nella promozione dei territori italiani?
Chiunque oggi voglia promuovere un prodotto, un’identità territoriale, una storia da raccontare, sa che gli aeroporti non sono solo punti di transito: sono vetrine. Sono piazze globali, popolate da occhi che guardano, da mani che scelgono, da persone che ricordano.
E proprio passeggiando per l’area commerciale di Fiumicino, in attesa di un volo, - nei giorni scorsi - ci siamo imbattuti nello spazio di Eataly, il più grande e celebre paniere di eccellenze italiane: vini, oli, prodotti gastronomici, artigianato. Ogni bottiglia parlava la lingua di una regione: il Piemonte, la Sardegna, la Puglia, il Veneto… eppure, in questa sinfonia dell’Italia produttiva, mancava un suono: quello della Calabria.
Assente. Invisibile. La terra del Krimisa, il vino degli antichi Greci, il vino donato ai vincitori delle Olimpiadi, non aveva voce in quella vetrina che ogni giorno sfila davanti agli occhi di migliaia di viaggiatori.
È forse un caso? Può darsi. Forse proprio in quei giorni il vino calabrese sparso nel mondo era in viaggio verso Sybaris, dove si svolgeva Vinitaly and the City, la declinazione “fuoriporta” della kermesse internazionale di Verona? Non lo sappiamo. Ma è un caso emblematico, simbolico. Perché ci pone una domanda chiara: la Calabria è davvero capace di imporsi sui canali globali di promozione?
La risposta, purtroppo, oggi - per quello che si vede e si riscontra - è no. Non ancora. Nonostante gli sforzi di amministratori come l’assessore regionale Gianluca Gallo, che sta lavorando per costruire una narrazione agricola nuova e orgogliosa della terra degli Enotri, manca ancora quel “quid” in più: una strategia di lungo periodo, una regia capace di leggere il futuro e agire di conseguenza.
Perché la promozione vera – quella che funziona – si fa nei luoghi dove passano le persone. E l’aeroporto di Fiumicino (che è solo un esempio tra tanti), con i suoi 49,2 milioni di passeggeri, è uno di quei luoghi. Uno spazio dove l’Italia si racconta al mondo. E se la Calabria non c’è, semplicemente non esiste.
È questo il punto dolente: troppo spesso, le iniziative locali si chiudono in sé stesse. Eventi anche bellissimi, come il Vinitaly di Sybaris, rischiano di diventare iniziative dove le cose ce le raccontiamo solo tra noi. Servono strategie capaci di trasformare l’eccellenza in esperienza, l’identità in attrattività, la narrazione in turismo.
Non è sufficiente produrre vino buono; e il vino - non se la prenda a male nessuno - è stato “inventato” in Calabria. Bisogna raccontarlo dove serve. Bisogna mostrarlo a chi può diventare ambasciatore, consumatore, viaggiatore. Bisogna essere lì, dove l’Italia che funziona si fa vedere e si fa scegliere.
Fiumicino ci dà un’opportunità. La Calabria ha una storia millenaria da raccontare, una bellezza naturale ancora intatta, fatta dei suoi tantissimi marcatori identitari. Ma serve il coraggio della visione, della costanza, della presenza. Serve stare nei posti che contano, non una volta all’anno, ma tutti i giorni.
Perché la Calabria merita un posto in vetrina. Ma deve volerlo davvero.