Ferrovia jonica, dopo la "civilizzazione" della linea bisognerà "costruire" i passeggeri
I dati al 2023 parlano chiaro: nella tratta Sibari-Crotone quotidianamente non si sono registrati più di 400 pendolari. Urge pianificare da ora un trasporto integrato per connettere bene l'entroterra alla costa e, quindi, ai treni

CORIGLIANO-ROSSANO - Lungo la costa jonica, tra Sibari e Crotone, il silenzio dei binari, da qualche settimana, è interrotto solo dall'attività dei tecnici e degli operai delle aziende specializzate. Si è iniziato a lavorare concretamente anche sull'intera tratta Sibari-Crotone. La ferrovia è un grande cantiere, e rimarrà chiusa al traffico almeno fino a metà giugno per una corposa operazione di "civilizzazione": un ambizioso progetto di elettrificazione e ammodernamento che promette di svecchiare un’arteria vitale per la mobilità calabrese.
Certo, immaginare treni moderni e veloci sfrecciare lungo la tratta jonica fa sperare in un futuro più comodo e connesso. Ma, tolta la polvere dei lavori, cosa succederà realmente? I numeri attuali ci consegnano una realtà che fa riflettere, un paradosso stridente tra la potenzialità offerta e quello che poi è l'effettivo utilizzo. Rifacciamoci agli ultimi dati utili, quelli del 2023.
Una volta riaperta, la linea potrebbe teoricamente trasportare un numero impressionante di persone ogni giorno. Se consideriamo la frequenza dei treni che transitavano prima (una media stimata, compresa tra i 27 e i 37 treni al giorno) e la capacità dei nuovi convogli "Blues" – che possono accogliere fino a 300 passeggeri ciascuno – parliamo di migliaia di posti disponibili. Un’offerta di trasporto che sulla carta sembra pensata per un flusso di persone ben più consistente.
E qui arriva la doccia fredda. Prima di questo stop forzato per i lavori, la tratta Sibari-Crotone veniva utilizzata in media da meno di 400 persone al giorno (dati RFI).
Questa cronica carenza di utenti ha un peso, e non indifferente, sulle spalle della collettività. La Regione Calabria, nel tentativo di garantire comunque un servizio essenziale, si fa carico di una spesa significativa: ben 14 Euro per ogni chilometro percorso dai treni d'oro regionali (ne abbiamo parlato qui), un contributo pensato proprio per compensare quella mancanza di passeggeri che altrimenti renderebbe insostenibile l’operatività della linea. Un investimento considerevole che, con questi numeri, fatica a tradursi in un reale beneficio per la mobilità quotidiana.
Allora, cosa si può fare per evitare che, una volta terminata questa costosa "civilizzazione", i treni continuino a viaggiare come fantasmi su binari nuovi di zecca? La sfida è complessa, ma non impossibile.
Forse bisognerebbe ripensare l'intero sistema di mobilità, a partire da una vera integrazione tra treno e altri mezzi di trasporto. Immaginate di scendere dal vagone e trovare subito un autobus efficiente che vi porti al centro della vostra città, o parcheggi comodi per lasciare l'auto e salire a bordo. Un dato emblematico di Openpolis fa vedere come lungo tutta la tratta jonica i comuni che hanno accesso diretto ai servizi ferroviari siano soltanto quelli costieri, quelli, cioè, che sono attraversati dalla linea ferroviaria e che possono vantare una stazione ancora funzionante. L'intero entroterra, invece, è tagliato fuori. Perché non c'è, appunto, un piano di trasporti integrato ed efficiente.
Poi c'è la questione del costo del biglietto, che dovrebbe diventare più allettante, magari con abbonamenti pensati per chi usa il treno tutti i giorni o tariffe speciali per studenti e turisti. E non dimentichiamoci di quanto sia importante far sapere alla gente che il treno esiste, che è comodo, sicuro e, una volta completata l'elettrificazione, potenzialmente anche più veloce. Servono campagne informative mirate, che sfruttino tutti i canali, dai social media ai manifesti nelle stazioni.
Le stazioni stesse dovrebbero diventare luoghi più accoglienti e funzionali, con biglietterie automatiche che funzionano davvero (sulla tratta Sibari-Crotone non c'è più nessuna biglietteria e quelle automatiche molto spesso sono fuori servizio), informazioni chiare e magari qualche servizio utile per chi aspetta il treno. E perché non pensare anche a valorizzare il potenziale turistico della linea? Itinerari che colleghino le bellezze del territorio, magari con pacchetti integrati treno più soggiorno, potrebbero attirare visitatori e riempire quei vagoni oggi desolatamente vuoti. Ottimo sarebbe, ad esempio, potenziare ed ampliare le belle iniziative che da anni (e con successo) propone l'Associazione Ferrovie in Calabria.
Infine, con l'arrivo dell'elettrificazione, si aprirà la possibilità di avere orari più cadenzati e un maggior numero di corse, rendendo il treno una vera alternativa all'automobile.
La "civilizzazione" della linea Sibari-Crotone è un'opportunità da non fallire. Ma il vero successo non si misurerà con la modernità dei binari, bensì con la capacità di far salire a bordo un numero di passeggeri che giustifichi l'investimento e trasformi quel potenziale numerico in una realtà di vagoni finalmente vivi e pieni di persone. Altrimenti, rischiamo di avere una ferrovia all'avanguardia che sfreccia nel vuoto.