Donazione organi, la paurosa diffidenza di Corigliano-Rossano - I DATI
I dati del Centro nazionale trapianti dicono che nella città capoluogo del nord-est più di un cittadino su due ha espresso chiara volontà di non donare gli organi. E non va meglio nel resto del territorio: è la sintomatologia di un malessere generale

CORIGLIANO-ROSSANO – Il report pubblicato dal Centro Nazionale Trapianti sulla volontà espressa della donazione degli organi potrebbe essere una cartina di tornasole interessantissima sullo stato di proiezione sociale, di progressismo del territorio della Calabria del nord-est. Se questa rimane una delle aree più depresse della Calabria e quindi d’Italia e quindi d’Europa, con un grande di consapevolezza percepito che rasenta lo zero, sicuramente ci sarà un motivo. E forse uno di questi indicatori arriva proprio dal capire quanta propensione c’è in un gesto nobile, altruista, progressista come la donazione degli organi. Diciamo subito, la Sibaritide-Pollino non è un territorio virtuoso.
Corigliano-Rossano, la città capoluogo della Calabria nord-orientale, quella in cui si ripongono le maggiori attese di tutto il comprensorio, si pone ovviamente come un osservatorio privilegiato per analizzare l'atteggiamento dei cittadini verso la donazione degli organi. I recenti dati diffusi dal CNT in vista della Giornata nazionale della donazione di venerdì prossimo, 11 aprile, restituiscono un quadro in chiaroscuro, dove la centralità demografica non si traduce necessariamente in una piena adesione a questo atto di generosità.
Con un 49,2% di "SI" e un 50,8% di "NO" sulle 4193 dichiarazioni registrate al momento del rilascio della carta d'identità elettronica (CIE) su 7014 documenti emessi, Corigliano-Rossano si attesta su una linea di sostanziale equilibrio. Un dato che, se da un lato evidenzia una partecipazione all'opportunità di esprimere la propria volontà, dall'altro suggerisce una marcata diffidenza di una parte consistente della comunità verso la donazione.
La diffidenza primeggia sempre!
Il prevalere (seppure leggero) dei "NO" a fronte di un considerevole 40,2% di "Astenuti" a Corigliano-Rossano pone un interrogativo sociologico cruciale. Perché in una comunità così vasta e rappresentativa del territorio si registra questa esitazione, questa apparente cautela nei confronti di un gesto di potenziale salvavita? È una questione di informazione insufficiente? Di radicati pregiudizi culturali o religiosi? Oppure riflette una più generale sfiducia verso il sistema sanitario o verso il sistema in genere? Questa "diffidenza" manifestata a Corigliano-Rossano merita un'analisi approfondita per comprendere la “nostra” mentalità.
Indagare le ragioni di questa cautela potrebbe fornire indicazioni preziose per future campagne di sensibilizzazione mirate, capaci di superare le barriere culturali e informative che sembrano frenare una maggiore adesione.
Trebisacce, un esempio virtuoso che illumina la Sibaritide
In netto contrasto con la situazione di Corigliano-Rossano, emerge con forza il dato di Trebisacce, che si erge a modello di sensibilità civica con un 99,4% di "SI" sulle dichiarazioni. Questo risultato straordinario testimonia una profonda consapevolezza e una cultura della donazione ben radicata nella comunità trebisaccese.
Un esempio luminoso che dovrebbe ispirare riflessioni e azioni positive in tutto il territorio.
Un territorio a macchia di leopardo: tra slanci di generosità e zone d'ombra
L'analisi dei dati forniti dal Centro nazionale trapianti rivela, ancora, un territorio variegato. Accanto alla virtuosa Trebisacce, si distinguono per buone percentuali di "SI" comuni come Mormanno (72,1%) e Cropalati (77,3%).
Tuttavia, diverse altre realtà, soprattutto nei centri dell’Arberia, da Vaccarizzo Albanese (27,7%) a San Cosmo Albanese (29,0%) per finire a Spezzano Albanese (33,5%), si attestano su percentuali di adesione particolarmente basse, segnalando una potenziale necessità di interventi mirati.
L'enigma degli astenuti: un bacino di potenziale consapevolezza?
Il dato significativo degli "Astenuti" in molti comuni, inclusa Corigliano-Rossano, rappresenta un'opportunità mancata ma anche un bacino di potenziale crescita. Molti cittadini, pur recandosi agli uffici per il rinnovo della CIE, non esprimono la propria volontà.
Questo potrebbe dipendere da mancanza di informazione al momento opportuno, indecisione o semplice noncuranza. Serve maggiore sensibilizzazione, servono approcci diversi? Probabilmente sì, anche se – è il caso di Corigliano-Rossano – qui operano diverse associazioni che lavorano proprio nella sensibilizzazione a temi come la donazione degli organi.
Sembra però che la gente rimanga comunque refrattaria agli stimoli, perché? È da tempo che proviamo a darci una risposta e ogni indizio porta ad affacciarsi solo ed unicamente su una veduta: qui, a queste latitudini, manca la cultura delle cose. E l’assenza di cultura spalanca le porte ad un altro grave problema, anzi due: l’estremo valore che ancora qui si da alla delega, da un lato; e dall’altro, la quasi totale assenza di lavoro dignitoso e qualificato che genera benessere e che, dunque, stimola le famiglie verso orizzonti e obiettivi diversi dal solo “lavorare per sopravvivere”.
Sono riflessioni queste che dovremmo porci ogni istante, di ogni giorno se vogliamo davvero risolvere la grande questione jonica. Che non è solo strutturale ma – ahinoi – anche e soprattutto culturale e sociale!