In Calabria solo una donna su tre lavora. «Assai diffusi i casi di sfruttamento senza regole»
La Cgil e lo Spi Cgil di Cosenza, insieme al Coordinamento Donne Spi Cgil Calabria, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, saranno in Piazza XI Settembre a Cosenza il prossimo 8 marzo, dalle 9,30 alle 12,30

COSENZA - La Cgil e lo Spi Cgil di Cosenza, insieme al Coordinamento Donne Spi Cgil Calabria, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, saranno in Piazza XI Settembre a Cosenza il prossimo 8 marzo, dalle 9,30 alle 12,30.
La scelta è quella di stare in mezzo alle persone con un punto informativo, dedicato in particolare alle donne di tutte le età, per parlare di lavoro e pensioni, dei diritti che spesso rimangono sulla carta e di quelli che in questi ultimi anni stanno rischiando di essere fortemente ridimensionati fino alla loro totale inesigibilità.
La cultura della parità della quale si è iniziato a discutere negli anni ‘60 del ‘900, grazie alle battaglie delle “ragazze del secolo scorso”, ha fatto da allora molti passi in avanti e tuttavia non si è mai arrivati al risultato sperato, ovvero quello di realizzare una società paritaria, dove le donne siano valorizzate e non penalizzate, relegandole all’ambito familiare, mentre nel mondo del lavoro la maternità è ancora oggi un handicap e viene utilizzata spesso per giustificare il grande divario tra uomini e donne.
Il recente Rendiconto di Genere stilato dall’INPS, evidenzia alcuni dati estremamente significativi. Le donne, a parità di mansione, vengono retribuite in media il 20% in meno degli uomini, con punte anche del 30%. Il 64,4% delle lavoratrici ha un contratto che solitamente si può definire di “part time involontario”: nel 2023, ad esempio, su un aumento complessivo delle assunzioni, solo il 18% di queste sono a tempo indeterminato. Sono le donne a farsi carico del lavoro di cura all’interno della famiglie, tant’è che sempre nel 2023, hanno utilizzato 14,4 milioni di giornate di congedo parentale contro i 2,1 milioni utilizzate dagli uomini.
In Calabria, solo una donna su tre lavora, ma sono assai diffusi i casi di lavoro e di sfruttamento senza regole. Il divario si registra anche in ambito pensionistico, laddove il divario tra le pensioni delle donne rispetto a quelle degli uomini sono tra il 25,5% ed il 32% e nel caso delle pensioni di anzianità ed addirittura del 44,4% in meno nel caso di quelle di vecchiaia.
Tali dati inducono ancor di più a sostenere con forza e convinzione i quesiti referendari proposti dalla Cgil e quello sulla cittadinanza, mettendo un freno a fenomeni come i licenziamenti illegittimi anche nelle piccole imprese, limitando i contratti a termine che sono alla base della precarietà diffusa per tornare al lavoro stabile, rafforzando la normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro per quanto riguarda la responsabilità delle imprese e le tutela dei lavoratori e delle lavoratrici, molte delle quali di origine straniera, alle quali è necessario dare dignità con il riconoscimento della cittadinanza in tempi più brevi degli attuali, oltre che con adeguate politiche di accoglienza e di inclusione.