Patenti sospese, l'ira di chi è stato sanzionato: «Le pene dovrebbero essere commisurate ai diritti»
La recente ondata di multe e sospensioni di patenti solleva una questione sociale e costituzionale. La denuncia di un trasgressore: «Giusta la sospensione della patente se solo lo Stato mi mettesse nelle condizioni di poter usufruire dei mezzi di trasporto»
CORIGLIANO-ROSSANO – La valanga di multe, contravvenzioni e sospensioni di patenti di guida che in questi giorni si stanno registrando lungo la Statale 106, per effetto del nuovo codice della strada, non ha lasciato indifferente i trasgressori. Che oggi vengono allo scoperto e, nonostante facciano mea culpa e atto di pentimento per le infrazioni fatte e per le quali sono piombate puntuali le relative ammende, pongono oggi una questione del tutto sociale e, forse, anche costituzionale.
Se è vero che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge» - recita l’Art.3 della Costituzione Italiana – è necessario capire dove arrivano i diritti e dove i doveri. A sollevare il dubbio è il collega giornalista freelance Francesco Pacienza; anche lui tra quelli che negli ultimi giorni sono finiti nella giusta mannaia delle sanzioni lungo la Statale 106 e, quindi, con la patente sospesa. Per quanto tempo? «Ancora non lo so. Perché noi «ignavi» e “peccatori” «attendiamo di ricevere la comunicazione da parte della Prefettura a cui fa capo l'obbligo discrezionale di quantificare i giorni di sospensione in un termine che va dai 15 giorni ai due mesi».
E qui, allora, emerge il principio di equità della pena. «Perché, se in una città o in un grande centro urbano il disagio di avere la patente sospesa è abbastanza contenuto per la presenza e diffusione di servizi di mezzi pubblici che possano supplire alle esigenza di mobilità, tutt'altro è il risultato per chi vive in un piccolo centro dell'entroterra e che svolge un lavoro in cui esistono turni: un infermiere, per esempio».
Come fa un lavoratore fuori sede a recarsi al lavoro in orari non coincidenti con i servizi di pubblico trasporto a cui può accedere o, ancora peggio, se vive in aree non servite dalla mobilità pubblica?
«Che esista un problema – sottolinea Pacienza - nessuno lo nega, è sotto gli occhi di tutti: lo smartphone per molti è diventato un'appendice fisica oltre che mentale. Ma siamo sicuri che la soluzione sia solo ed esclusivamente nella cruenta repressione di cui hanno ricevuto ordini gli agenti della Stradale? D'altronde anche fumare una sigaretta o mangiare un panino è vietato dal Codice della Strada, così come guidare con il braccio fuori o penzoloni dal finestrino ma sono stati poco perseguiti diventando, così, una pessima abitudine. Eppure anche questi comportamenti sono da considerare pericolosi per la circolazione stradale e l'incolumità degli altri automobilisti al pari del parlare con lo smartphone: tutti sono comportamenti che conducono alla possibile distrazione così alla impossibilità di agire velocemente in caso di emergenza o di azionare i segnalatori di direzione».
Nel nuovo Codice della Strada la discrezionalità della pena è dei Prefetti circa la durata della sospensione della patente, ma non è chiaro come il Prefetto comunichi tale decisione e attraverso quali mezzi: «Raccomandata, comunicazione tramite le stazioni dei Carabinieri o altro modo?» Nessuno lo sa. Una spada di Damocle che pende sulla testa del malcapitato trasgressore che non può in alcun modo programmare e gestire tale situazione.