Nella Città dell'Olio (inesistente) è iniziata la molitura della leucocarpa
La pregiata e rara oliva bianca che a Corigliano-Rossano si sta cercando di proteggere dall'estinzione e rivalutare, potrebbe rappresentare una delle leve di promozione di un territorio che nel mondo olivicolo non ha rivali
CORIGLIANO-ROSSANO – C’era una volta la Città dell’Olio. Di quella che dovrebbe essere la capitale in Calabria per la coltivazione di olive e del pregiato extravergine, avendone addirittura una cultivar dedicata come la Dolce di Rossano, restano solo un paio di cartelli toponomastici che indicano l’adesione del Comune alla grande ed importante associazione di promozione territoriale. Probabilmente Corigliano-Rossano non aderisce più da qualche anno nemmeno all’associazione italiana delle Città dell’Olio. Eppure, dicevamo, questo territorio potrebbe trovare in questo settore strategico un propulsore di economia. Insomma, si predica tanto sulla vocazione agricola, agrumicola, olivicola di questo territorio – compromettendo anche altri tipi di sviluppi – ma alla fine si resta fermi, ripiegati sui rimpianti. Ma questa è un’altra storia.
La novità di oggi, invece, in quel cammino di consapevolezza - che rimane la rotta che questo territorio deve seguire - è che in città è iniziata la raccolta e la molitura della leucocarpa (o leucolea). Questa cultivar olivicola, notevole per il loro aspetto e per l'olio che produce, ha portato un rinnovato interesse e prestigio all'agricoltura della regione. E questo anche grazie all’agronomo Gino Vulcano, rossanese doc e oggi direttore di Coldiretti Reggio Calabria, che non solo è produttore ma sta contribuendo negli ultimi anni alla riscoperta e alla valorizzazione di questa varietà olivicola in via d’estinzione.
La Leucocarpa, conosciuta anche come l'“oliva bianca”, è infatti una varietà rara caratterizzata dalla sua insolita colorazione chiara, che dà il nome alla pianta stessa. Questo particolare colore è dovuto alla ridotta presenza di pigmenti, rendendo le olive visivamente distinte rispetto alle varietà più comuni. «Tradizionalmente – spiega Vulcano - la Leucocarpa veniva utilizzata per scopi religiosi e ornamentali, grazie alla sua purezza simbolica. Tuttavia, l'attenzione moderna dei produttori di Rossano si è rivolta alla sperimentazione di questa particolare varietà come pianta da extravergine. Resta il fatto, però, che la Leucocarpa, utilizzata dai monaci sin dal primo medioevo come oliva destinata alla produzione di olio per le lampade, potrebbe rappresentare il corroborante per la promozione di tutte le pregiate qualità di olio extravergine di oliva che vengono prodotte nella Calabria del nord-est, a partirte dalla Dolce di Rossano». L'olio EVO che viene estratto dalle cultivar delle colline della Sila Greca, ricordiamo, restituisce un gusto delicato e morbido, con note aromatiche particolari e qualità organolettiche che rendolo questo olio uno dei più buoni al mondo (pensare che anche l'astronoma e astronauta Samantha Cristoforetti ha portato un campione di olio Evo calabrese nello spazio per studiarne composizioni e reazioni).
A Rossano, dicevamo, la coltivazione dell'oliva bianca si è trasformata in un'arte che combina tradizione e innovazione. I coltivatori locali, spesso famiglie che si tramandano conoscenze di generazione in generazione, si dedicano con passione alla cura degli uliveti, sfruttando il clima mediterraneo favorevole e il terreno fertile della regione. I metodi di raccolta e lavorazione rispettano l’ambiente e mirano a conservare tutte le qualità naturali del frutto.
L'economia locale nel corso dei secoli ha tratto notevoli benefici dalla produzione di questi oli pregiati, con una produzione che oggi fa registrare una crescente domanda sia sul mercato nazionale che internazionale. Insomma, la Leucocarpa per Rossano non è solo una storia di produzione agricola antichissima, ma una celebrazione della biodiversità e del patrimonio culturale che alle nostre latitudini avrebbe bisogno di una maggiore e più diffusa conoscenza per legare le tradizioni del passato alle opportunità del futuro.
Insomma, la Leucocarpa per Rossano non è solo una storia di produzione agricola antichissima, ma una celebrazione della biodiversità e del patrimonio culturale che alle nostre latitudini avrebbe bisogno di una maggiore e più diffusa conoscenza per legare le tradizioni del passato alle opportunità del futuro.