Soldi a valanga per le strade provinciali ma nemmeno un euro per le strade interne di Corigliano-Rossano
La condizione vergognosa in cui versano le Strade Provinciali 188 (Rossano-Giamberga) e 187 (Corigliano-Baraccone) grida vendetta. A Pantasima nessuno controlla più nemmeno la frana. Mentre il turismo verso la Sila deve fare il giro da Cosenza
CORIGLIANO-ROSSANO – Appena ieri la Provincia di Cosenza ha annunciato uno stanziamento straordinario di 22 milioni di euro da investire nella sicurezza e riqualificazione delle arterie stradali di competenza. Di questo fondo, però, nemmeno un euro – ancora una volta – è stato destinato alla SP187 Corigliano-Baraccone e alla SP188 Rossano-Giamberga (Acri) che, di fatto, sono le due strade che connettono Corigliano-Rossano all’entroterra della Sila Greca e che oggi vivono una condizione di totale abbandono e degrado strutturale.
Si continua a far finta di nulla rispetto alla gigantesca frana che interessa ormai da oltre dieci anni il costone di Pantasima (a Rossano centro storico) e che è interamente attraversata dalla provinciale 188. Tra le altre cose, da quello che abbiamo saputo di recente, quel gigantesco smottamento di migliaia di metri cubi di terreno (è una mezza collina che si muove) non è più nemmeno monitorato dagli organi preposti nonostante i solchi nel terreno e sui grossi muri di contenimento in pietra hanno iniziato a palesarsi squarci giganteschi.
Su questa strada continuano a viaggiare, inconsapevoli e affrontando tutti i rischi del caso, centinaia di persone ogni giorno e anche i minibus di linea urbana che collegano le contrade montane al centro storico e allo scalo di Rossano. Ma la questione della frana di Pantasima è solo uno degli aspetti sconcertanti della lunga e triste storia della Provinciale 188. Già perché lungo i 35 km che dalla galleria paramassi Sant’Antonio, all’ingresso del centro storico bizantino, fino al bivio di Giamberga, nel comune di Acri, le sorprese, le insidie, i pericoli per gli automobilisti sono innumerevoli. Questa, infatti, è una via che trancia di netto tutta la Sila greca per approdare sul grande altipiano calabrese e scavalla due valichi, quello di Finaita (a 1.100 metri sul livello del mare) e quello di Serra della Castagna (1.300 metri). Dunque un tracciato fatto di curvosi “sali-scendi” che si inerpica sul versante orientale della Sila. Ebbene, sulla maggior parte della provinciale non esistono guard-rail ma solo delle ringhiere, spesso a strapiombo su fossi e dirupi, installate all’epoca della costruzione della strada e oggi logore e arrugginite. Per intenderci, se malauguratamente un’auto o una moto o un qualsiasi altro mezzo andasse a sbatterci non avrebbero alcun potere contenitivo. In altri punti, ancora, la strada è occupata da massi che cadono dalle prospicenti pareti rocciose e diventano un pericolo, soprattutto quando questi ostacoli si occultano dietro le curve.
Ma c’è di più, l’asfalto (l’ultimo aggiornamento risale ad inizio degli anni 2000) è costretto a impressionanti sbalzi termici ed in molti tratti, complice anche la neve che qui quando cade è copiosa, si creano voragini nel mezzo della carreggiata che sono difficilissimi da notare e da evitare, complice i giochi di luce e ombra che crea la folta vegetazione. In altri punti, ancora, la carreggiata è franata. Ed è questo, probabilmente, il simbolo del totale abbandono di questa arteria. Basti pensare al tratto poco dopo l’abitato di San Pietro in Angaro, dove, subito dopo aver percorso una strettissima curva cieca l’ignaro automobilista si trova davanti ad un repentino restringimento di carreggiata, delimitato da una fascia plastificata di cantiere con, al di là, un fosso alto una decina di metri. Non un cartello visibile, non un’illuminazione. Nulla. Ecco, questo è uno dei posti più distanti dal cuore e dagli occhi dell’istituzione provinciale.
Le strade del turismo
Eppure queste, la provinciale 188 quanto la SP 187, dovrebbero essere le strade del turismo quelle che dovrebbero rendere possibile una delle magie della nostra terra di Calabria: balzare dal mare alla montagna nel giro di niente. E, invece, diventano le strade della vergogna. Sapete che una comitiva di turisti, quelli che solitamente viaggiano in autobus, dopo aver visitato il Castello Ducale di Corigliano o il Museo del Codex di Rossano volesse trasferirsi in Sila non potrebbe farlo, se non scendendo nuovamente a valle e proseguendo per Cosenza?
Già, perché proprio le due provinciali in questione sono due strade che non consentono il transito degli autobus gran turismo (i 50 posti per capirci meglio), in quanto questi mezzi non riescono a girare in alcune delle curve e dei tornanti che costellano queste due arterie.
Questo dà la misura dell’arretratezza delle nostre infrastrutture stradali, costruite al tempo in cui viaggiavano le corriere lunghe massimo 9 metri. E il dramma è che la popolazione si è così assuefatta a questo stato di cose che, ormai, nessuno si accorge più di vivere in un mondo fuori dal tempo.