Si cerca un compromesso per non “chiudere” la ferrovia jonica in estate
I lavori di elettrificazione della Sibari-Catanzaro sono vincolati dai fondi PNRR che hanno un timing di spesa strettissimo. In Regione, però, si stanno valutando soluzioni per limitare al massimo i disagi
CORIGLIANO-ROSSANO – C’è sempre una spada di Damocle che pende sulla testa dei cittadini della Calabria del nord-est, nella buona e nella cattiva sorte. La storia dell’elettrificazione della linea ferroviaria jonica rischia di diventare una vicenda grottesca: un’opera attesa da sempre che, però, potrebbe tramutarsi in una bolgia infernale di disagi, sicuramente evitabili con una corretta programmazione. Che nella Calabria jonica si sia persa da anni la cultura del treno è un fatto risaputo, comprimere – però – anche quel poco che resta di mobilità ferroviaria e che si accentua perlopiù nel periodo estivo potrebbe tramutarsi in un duro colpo per l’economia turistica. Bisogna evitare tutto questo e in Regione, in queste ore, si sta lavorando affinché ci possa essere una pianificazione diversa, più concreta dei lavori di elettrificazione e ammodernamento della linea Sibari-Catanzaro, se questi incidano catastroficamente sulla stagione estiva.
Il “problema” di fondo – se così lo si può definire – è rappresentato dal fatto che questo intervento ricade tra quelli finanziati con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che ha un timing rigido entro il quale devono essere avviati e completati i lavori, pena la sottrazione delle risorse. I lavori dovrebbero concludersi entro 120 giorni (4 mesi senza considerare imprevisti) e l’ultimazione non potrà avvenire oltre il quarto trimestre del 2024. Praticamente, il cronoprogramma non consente molte manovre.
Entro fine febbraio, come annunciato nei giorni scorsi dal senatore Ernesto Rapani, dovrebbe essere aggiudicata la gara d’appalto e da lì i lavori dovrebbero partire immediatamente.
Le attività di ammodernamento prevedono sostanzialmente tre interventi: la revisione e sostituzione dei travetti dei viadotti (alcuni dei quali risalgono al post alluvione degli anni ’50); la realizzazione delle sottostazioni elettriche che dovranno approvvigionare la linea; la posa dei pali, dei pantografi e del filo elettrico (che quasi sicuramente dovrebbe essere l’ultimo step dell’opera).
Sono tutti lavori che richiedono obbligatoriamente la chiusura della linea? È questa la domanda che si stanno ponendo, in queste ore, anche gli uffici regionali dell’assessorato ai trasporti, guidato dalla leghista Emma Staine. Ci deve essere per forza di cose una soluzione per evitare che i lavori paralizzino il traffico ferroviario nel periodo in cui si lavora di più, se si considera che molti degli utenti delle strutture turistico-ricettive del territorio della Calabria del nord-est utilizzano proprio il treno come mezzo per raggiungere i servizi.
La sensazione è che i lavori, ad ogni modo, inizieranno con tempestività (non fosse perché diversamente si perderebbero i finanziamenti del PNRR e sarebbe un guaio!) e nel frangente bisognerà valutare ogni utile iniziativa per non fermare le corse tra giugno e settembre. Non è impossibile, basta solo valutare – è il caso di dire – ogni utile coincidenza tra i lavori ed il passaggio delle locomotive.