Non sono Autovelox ma spioni e guardoni che violano la privacy
Continuano a far discutere gli impianti sulla Statale 106 nel tratto a nord di Sibari. Ora arrivano anche le multe per Revisioni non rinnovate. Ma questi aggeggi non dovrebbero rilevare solo infrazioni dei limiti di velocità? Si faccia chiarezza

AMENDOLARA – Spioni e guardoni che violano la privacy. Un nuovo caso avvolge di mistero (e speculazione) gli impianti autovelox installati lungo la Statale 106 nel tratto a nord di Sibari. Questa volta nel mirino sono finiti i rilevatori di velocità del Comune di Amendolara. Alcuni automobilisti, infatti, ci segnalano (con tanto di contravvenzione fattagli recapitare a domicilio) una particolare infrazione che gli sarebbe stata contestata proprio dopo essere transitati sotto una delle telecamere stradali in questione. Ma attenzione, non riguarda i limiti di velocità, bensì la contestazione per Revisione Auto non rinnovata.
Una storia che è pane per i denti per il Garante della Privacy e per gli Enti di Tutela dei Consumatori. Quello che si palesa, infatti, è un abuso in piena regola perpetrato dal comune che – come tanti altri enti che gravitano lungo l’Alto Jonio – utilizza gli autovelox e gli altri strumenti di rilevazione stradali per fare cassa. E questa storia ne è, probabilmente, la testimonianza più palese.
Un rilevatore di velocità (autovelox, tutor, telelaser), infatti, per legge, secondo i dettami dell’Art. 142 del Codice della Strada, dovrebbe procedere alla individuazione della targa veicolo solo nel caso in cui la vettura superasse il limite imposto lungo quello specifico tratto di strada per cui lo strumento è tarato. Scattare foto a tutti i veicoli e controllare tutte le targhe, di fatto, è vietato non si può fare. Perché, come comprensibile anche ai meno esperti in materia, è una palese ed eclatante violazione della privacy.
Una cattivissima abitudine, dicevamo, per fare cassa. Anche perché solitamente le cifre sono relativamente “irrisorie” (in questo caso la contravvenzione è di 191 euro) e comunque minori del totale delle spese che un cittadino dovrebbe affrontare nel caso in cui volesse tentare una contestazione per le vie giudiziarie.
La cosa ancora più scaltra, adottata in questo caso dal Comune di Amendolara, è la “nota sull’accertamento” riportata al margine del verbale. Nella quale i firmatari dell’atto sottolineano, in questo caso gli agenti della PM, fanno una dettagliata spiegazione di come avviene l’accertamento. Non si scrive, però, che quello stesso accertamento dovrebbe essere limitato solo alla funzione stessa del dispositivo (rilevare la velocità) e che solo dopo l’accertamento dell’infrazione del limite di velocità si può procedere ad altri accertamenti (revisione o assicurazione scaduta). Altrimenti ci troveremmo davanti ad un altro dispositivo, che ad oggi non è contemplato o comunque non è segnalato.
Doveroso, quindi, da parte degli Enti preposti, fare chiarezza una volta per tutte. Perché questi dispositivi non sono solo trappole per far cassa e che spesso impongono gli automobilisti a viaggiare a limiti di velocità assurdi, ben al di sotto della portata reale di una strada (il trattato calabrese della SS106 a 4 corsie probabilmente è l’unico in tutta Italia dove il limite imposto è a 90km/h e in alcuni casi anche a 60). Adesso sembra che i Comuni siano diventati anche guardoni e spioni degli spostamenti che ogni libero Cittadino fa in un libero Stato.
Benvenuti nel Grande Fratello della Statale 106!