Falle nella solidarietà: un pakistano senza tetto rimane parcheggiato nel pronto soccorso di Rossano
Una (tristissima) storia di Natale. L’uomo che era rimasto sotto le macerie di una vecchia casa rurale crollata qualche giorno fa a Sibari e poi ricoverato. Dopo le cure sta bene ma non ha un tetto dove tornare. Tutti fanno orecchie da mercante

CORIGLIANO-ROSSANO – Questa è la storia del signor Nessuno. Di chi non ha padrini e protettori e, probabilmente, nemmeno un santo nel Paradiso dei cristiani cattolici. Questa è la storia di un signore Pakistano di 50 anni, uno dei tanti braccianti anonimi che sgobbano nelle terre della Sibaritide, che il 14 dicembre scorso è rinato di nuovo, dopo che lo scoppio di una bombola gli ha distrutto quella vecchia casa rurale in cui viveva e che gli è crollata addosso. La casa non c’è più mentre il pover’uomo, dopo essere stato curato nel Pronto soccorso del “Giannettasio” di Corigliano-Rossano, non sa più dove andare. Lo hanno abbandonato tutti. In primis le Istituzioni “buoniste e giuste”, quelle che «accogliamoli tutti» ma poi non riescono a dare risposte nemmeno ad un invisibile che chiede aiuto.
Quell’uomo, oggi, non più bisognevole di cure mediche (per fortuna) ma tanto desideroso di avere una vita normale, rimane parcheggiato – forse anche abusivamente – nelle stanze del Pronto soccorso, dove ha una barella su cui dormire ed un piatto caldo da razione ospedaliera per cibarsi e sopravvivere.
Al netto della storia dell’uomo pakistano, restano, come sempre, delle domande inevase. Ma i servizi sociali di questo territorio che fine hanno fatto? Gli ambiti territoriali sociali, quelli che incassano milionate di euro di soldi pubblici, cosa fanno per far fronte a queste situazioni? Nulla. Purtroppo. E adesso che viene meno anche la Caritas diocesana, che scoppia di richieste ed è tristemente in over booking da mesi (altro dramma di cui nessuno parla!), cosa si fa?
Pare che i Servizi sociali del Comune di Cassano Jonio (direttamente interessate perché il pakistano risiede nel territorio di loro competenza), dopo tante insistenze, siano riusciti ad aprire un “ticket” per tentare di risolvere il problema. Ma la lentezza della burocrazia continua a fare rima con i disagi della gente.
Questa persona ha bisogno di una sistemazione alberghiera. Subito. E soprattutto ha necessità che gli vengano riconosciuti i diritti fondamentali: il diritto alla vita, il diritto alla dignità, il diritto alla felicità. Ma in che mondo viviamo?