Papà separato, senza casa e con l'assegno di mantenimento da pagare: «Sono tornato a vivere dai miei»
La separazione è sempre più un lusso. Lasciano la casa e, come previsto dalla legge, devono corrispondere la quota di mantenimento: i nuovi poveri sono anche quei padri schiacciati dal peso di un nuovo affitto e da spese ordinarie e impreviste che lo stipendio non riesce a fronteggiare

CORIGLIANO – ROSSANO – «Ho perso tutto: la mia famiglia unita, la casa, l’indipendenza e, tornando da mia madre, anche un po’ di dignità». Francesco è un papà separato con un lavoro regolare e che, nonostante questo, più volte si è trovato nella situazione di non poter mettere insieme il pranzo con la cena e così, pur reputandola una sconfitta, ha deciso di tornare a casa con la mamma.
«Pensavamo durasse per sempre. Poi è arrivato il lockdown e sono venuti a galla problemi che forse già avevamo ma che la chiusura e l’isolamento forzato hanno portato alla luce. Abbiamo provato a salvare il matrimonio ma non ce l’abbiamo fatta. Tutti si chiedono perché finisce un amore. Anche le cose belle hanno una fine. Superato il primo doloroso impatto dell’allontanamento dai miei figli, che vedo secondo giorni prestabiliti, a cascata sono sopraggiunti tutti gli altri problemi».
Francesco, 45 anni, prende circa 850 euro al mese. Possono aumentare di un centinaio di euro con gli straordinari. Al momento della separazione la casa è stata data alla moglie e ai figli e, come previsto dalla legge, è stata stabilita la quota di mantenimento dei suoi due bambini. Decide di andare a vivere in un bilocale, ma il calcolo è presto fatto: lo stipendio non riesce a far fronte alle spese. Affitto, più mantenimento ordinario dei figli, spesa alimentare e bollette. Il conto di Francesco dopo poco tempo va in rosso.
«All’inizio chiedevo a mia madre di prestarmi qualcosa. Purtroppo non era mai soltanto un prestito, sapeva bene che il mese successivo non sarei stato in grado di restituirle i soldi. Ogni spesa imprevista per me stava diventando un ostacolo insormontabile: una gomma da cambiare, i freni da rifare. Piccoli inconvenienti quotidiani che tutti dobbiamo affrontare ma che per me erano diventati come delle montagne invalicabili. Per qualche tempo ho camminato su una fune. Ho spaccato il centesimo, ho rinunciato al latte, alla colazione, alla carne. Poi, consapevole di non riuscire a far fronte alle spesse e a potermi permettere un affitto, sono tornato in casa con mia madre».
La storia di Francesco è simile a quella di molti altri papà che, con la fine di un matrimonio, si trovano improvvisamente in condizioni di indigenza. «Quando con ostinazione ho provato a mantenere una mia indipendenza scegliendo di andare a vivere in affitto – racconta ancora Francesco – ero arrivato ad un punto di non ritorno. I mei figli, in quelle ore che potevamo trascorrere insieme, mi chiedevano di andare in gelateria o al centro commerciale per trascorrere il pomeriggio. Mi sentivo a disagio. Avevo sempre il timore che mi chiedessero qualcosa in più di quello che potevo offrire loro e vivevo quei momenti con ansia anziché con lo spirito di vivere a pieno il tempo con loro».
«Poi – prosegue – quella che io chiamo la scelta del gambero. Sono tornato nella casa dove c’è ancora la cameretta come l’avevo lasciata 20 anni fa. E’ un passo indietro rispetto al mio “essere grande”, alla mia indipendenza. Ma certamente è stato un atto d’amore verso i miei figli con i quali, adesso, possiamo concederci anche una serata in pizzeria insieme».
Secondo i dati della Caritas, il 46% dei nuovi poveri è rappresentato da un padre separato, circa 4 milioni in Italia, di cui 800 mila vivono sulla soglia di povertà. Il 66% circa non riesce a sostenere le spese per i beni di prima necessità e non è raro trovarli a dormire in auto o in dormitorio.