Sibari-Sila, dalla Provincia spunta fuori un "nuovo" progetto di 11 mln di euro
Nel 2022 l'Upi aveva chiesto al Governo altri 116 milioni di euro (oltre a quelli già stanziati) per completare l'opera. Non se n'è saputo nulla, insieme alla tante gare d'appalto annunciate. Intanto il cantiere rimane fermo dal 2009
SAN DEMETRIO CORONE – Il coma profondo della Sibari-Sila inizia a preoccupare e non poco i cittadini dell’Arberia. Già perché quelle due gallerie e sette viadotti costruiti nel nulla, che hanno stuprato uno dei territori paesaggisticamente più belli e incontaminati della Sila greca sono lì, fermi, immobili. I tunnel sono diventati la tana di immensi branchi di cinghiali mentre i piloni dei ponti (non ultimati) stanno iniziando a sgretolarsi con il serio rischio che crollino. «Che sarebbe il minore dei mali così ci togliamo di mezzo questo scempio» ha commentato sarcasticamente l’avvocato Adriano D’Amico.
D’Amico conosce, passo dopo passo, metro dopo metro, quei circa 20km di tracciato, rimasti su carta per il 90%, che avrebbero dovuto collegare la Piana di Sibari con Acri passando proprio per i territori arbëresh. Ne conosce genesi e magagne. E non nasconde la colpa di chi all’epoca, buona parte del Consiglio comunale di San Demetrio Corone, si affrettò affinché i lavori di quella strada partissero dal centro, senza curarsi più di tanto del fatto che per realizzare quei lavori sarebbero serviti svariati milioni di euro e che di fatto sarebbe stata un’opera insostenibile sotto tutti i punti di vista: economico e ambientale innanzitutto.
I cantieri vennero aperti nel 2007 e in poco tempo si bruciarono 48milioni di euro per realizzare soltanto 2,5 km di strada e mettere a terra, dicevamo, una pista composta da 2 gallerie e 7 viadotti (uno dei quali sovrasta l’abitato di San Demetrio Corone).
Colline sventate, ferro, colate di cemento armato a gogo e buchi nella terra che ancora oggi tengono in piedi infiniti enigmi. Già, perché tra i tanti misteri che porta con sé questo progetto c’è anche quello della titolarità dell’opera. Una strada – ricordiamo – voluta dall’allora presidente della Provincia Mario Oliverio che una volta diventato governatore promise di portarla nella pancia della regione. Ma non se ne fece nulla .
Siamo fermi a quelle opere e del resto non si sa niente. Anzi, dice ancora D’Amico, che abbiamo ricontattato, essendo un vero e proprio mentore della Sibari-Sila. «Gli unici interventi – sottolinea il battagliero avvocato sandemetrese – che sono stati eseguiti negli ultimi anni riguardano la messa in sicurezza del cantiere». Che più che una messa in sicurezza sembra proprio un lavoro certosino fatto per impedire a chiunque l’accesso in quelle aree. E D’Amico spiega: «Hanno speso qualche centinaio di migliaio di euro per far sì di impedire a qualche giornalista di buon senso e a me o quanti come me vogliono andare a fondo ai perché di quest’opera, di non accedere più a quei luoghi». Luoghi che, così come sono ridotti oggi, sono una vergognosa macchia nera per le istituzioni. A partire proprio dalla Provincia di Cosenza che, oltre a dispensare rassicurazioni, in quasi 14 anni non ha mosso nulla per quella strada.
Nei mesi scorsi, era venuta fuori una notizia per la quale la Provincia di Cosenza avrebbe dovuto indire la gara d’appalto per il completamento del primo lotto funzionale tra i comuni di San Demetrio Corone e Acri. Di quella procedura, però, non se n’è saputo nulla. In realtà la pratica era tornata in Regione dopo che il procedimento per l’affidamento dei lavori da parte della Provincia non era andato a buon fine in quanto nessuna delle ditte che erano entrate in graduatoria ha potuto operare gli interventi a causa di problemi burocratici di varia natura (interdittive antimafia e fallimenti). Allo stato delle cose, quindi, c’era bisogno di una nuova autorizzazione che consentisse alla Provincia di Cosenza di indire la nuova gara con i soldi già disponibili. Ma anche in questo caso l’iter si è nuovamente arenato.
I tentennamenti della Provincia e un progetto da 11 milioni di euro: per fare cosa?
«Stiamo lavorando su un progetto di 11 milioni di euro». Questo è quello che ci ha riferito il neo assessore provinciale alla viabilità, Francesco Chiaravalle. L’amministratore, però, che solo da pochissime settimane siede nella stanza dell’assessorato di Corso Telesio, non ha avuto di meglio da dirci, soprattutto a cosa serviranno questi soldi, parlando genericamente di «lavori sull’ultimo viadotto».
Le premesse, insomma, non sono esaltanti. Anche perché a febbraio 2022 la Sibari-Sila era stata inserita tra i tre progetti inclusi dall’Upi nell’ambito della mappatura delle opere strategiche dal punto di vista socioeconomico, «indispensabili per le comunità e per i sistemi economici locali», al Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili (ex Mit). E per l’ammodernamento, l’adeguamento e il completamento della Sibari-Sila erano stati chiesti altri 116 milioni di euro oltre alle somme già ri-trasferite dalla Regione alla Provincia. Se queste sono le cifre, è comprensibile a chiunque che undici milioni di euro sono praticamente un solletico, nemmeno bastevoli per un antipasto dell’opera.
E, allora, continuiamo a riproporre la stessa la stessa domanda posta nel giugno scorso: chi sta dormendo sulla annosa, dannosa, drammatica vicenda della Sibari-Sila?