Torrenti intasati da copertoni, rifiuti e vegetazione selvaggia. I "reduci" del 12 agosto: «Per agire aspettiamo un'altra alluvione»?
Gli ostacoli negli alvei non consentono all'acqua di defluire. In caso di piogge insistenti e copiose il rischio di esondazione diventa elevato con le conseguenze potenziali che già conosciamo
CORIGLIANO-ROSSANO – Copertoni di macchine, rami secchi, spazzatura e tanta vegetazione. Erba, piante spontanee e addirittura interi canneti. Nei letti dei torrenti che si snodano in tutta Corigliano-Rossano, oggi si può trovare davvero di tutto: persino serpenti attirati da una vegetazione abbondante e decisamente incontrollata. E lo spettro dell’alluvione 2015, in virtù anche degli ultimi accadimenti in Emilia Romagna, torna a bussare prepotentemente nella mente dei cittadini.
Lo stato attuale dei nostri torrenti è tutt’altro che sicuro. Troppi tronchi, rifiuti ingombranti, piante selvatiche occupano gli alvei dei fiumi costituendo un potenziale (e pericoloso!) ostacolo per il defluire delle acque in caso di piogge abbondanti. E che non si pensi che la stagione estiva ci possa preservare da precipitazione insolite ed insistenti.
«Ieri – ha commentato il presidente dell’Associazione 12 agosto, Ercolino Ferraina – andando in direzione dell’area urbana di Corigliano, ho visto delle ruspe al lavoro. Tuttavia piuttosto che il Colognati, quelli che dovrebbero preoccupare, e che versano in condizioni peggiori, sono proprio i torrenti interni vicini alle zone abitate. Noi cittadini – continua – chiediamo un intervento immediato. Agendo adesso infatti, non solo si potrebbero scongiurare eventi nefasti, ma si potrebbe risolvere con poco. In caso di calamità invece, oltre alla ferita inferta alla comunità, ci sarebbe poi una spessa nettamente maggiore. D’altronde - ricorda il presidente dell’associazione - per la manutenzione di questi corsi d’acqua sono stati stanziati tanti fondi. Noi cittadini chiediamo semplicemente di pulire gli alvei dei fiumi con una ruspa».
La storia insegna ma l’uomo non impara. Sono passati 8 anni da quel 12 agosto in cui l’attuale citta unica è balzata sulle cronache nazionali per il terribile alluvione che ha provocato danni incalcolabili. Come ha riportato il Centro nazionale delle Ricerche le piogge, che sono cadute consecutivamente per 19 ore, hanno raggiunto complessivamente i 408 millimetri, di cui 160 registrati nelle sole quattro ore fra le 3:30 e le 7:30 del giorno 12 (stazione del “Centro Funzionale Multirischi” dell’Arpacal di Corigliano Calabro).
Le precipitazioni hanno innescato importanti fenomeni di dissesto geo-idrologico, in special modo esondazioni di corsi d’acqua, sia nel territorio di Corigliano Calabro sia in quello di Rossano (allora non ancora fuse, ndr) nelle cui frazioni si sono avuti i danni maggiori. La zona più duramente colpita, prosegue nel dettaglio il Cnr, è stata quella del Lido Sant’Angelo, inondata dal torrente Citrea fuoriuscito dal suo alveo in seguito al crollo improvviso di parte dell’argine in muratura. Le acque hanno invaso le strade, trascinando via decine di auto e allagando pianterreni e piani rialzati, con conseguenti gravi danni alle abitazioni, ai locali commerciali e alle strutture recettive. Inondazioni e danni si sono avuti anche in altre località litoranee, numerose utenze sono rimaste senza elettricità e acqua per diverse ore.
Agire prima per non piangere dopo. «A nome dell’associazione che rappresento e di tutta la comunità – conclude Ferraina – chiedo solo di fare prevenzione e di agire secondo la logica della sicurezza. Per intervenire non bisogna aspettare la catastrofe».