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Mare, Il gran pasticcio delle analisi delle acque: i dati Arpacal smentiscono quelli di Goletta Verde

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CORIGLIANO-ROSSANO – Stanno creando non poco allarme i dati sulla salute del mare pubblicati di recente da Legambiente dopo lo screening effettuato da Goletta Verde. A Corigliano-Rossano nella speciale classifica stilata dall’associazione ambientalista ritorna un ever red: la foce del torrente Colagnati che, a distanza di anni, continua a rimanere nei campionamenti Cigno Verde una zona di mare «altamente inquinata». Così dicono i dati del 2023, ma andando a ritroso nel tempo gli stessi identici valori, nello stesso luogo, Legambiente li ha riscontrati anche nel 2019 e nel 2015 con un’eccezione, quella del 2021 quando nello stesso punto le analisi diedero esito negativo. Quindi, nulla di nuovo sotto il cielo. Gli stessi dati, però, non tornano se vengono incrociati con i risultati di altre analisi e con il contesto generale del territorio.

Il Colagnati, in realtà, è uno dei pochi torrenti del territorio che dalla fonte alla foce non viene “inficiato” dalla presenza di scarichi da impianti di depurazione. A differenza, ad esempio, del Coserie, dello stesso Citrea, del Cino, del Missionante o, perché no, del Trionto. Da dove arrivano, quindi, gli alti tassi di escherichia coli ed enterococchi riscontrati alla foce? O nel torrente ci sono scarichi fognari che però il Comune (e non solo il Comune), da sempre (e non solo da oggi) conferma di non aver mai riscontrato oppure la genesi dell’insalubrità delle acque arriva da altre fonti, magari da altri affluenti artificiali che insistono sul corso d’acqua. Ci ritorniamo dopo.

Lo scarico delle acque (non cristalline) del Crati nel torrente Colagnati

Le ultime analisi di Goletta Verde si riferiscono al 12 luglio scorso e dicono che alla foce del Colagnati sono stati riscontrati valori El ed EC oltre i limiti consentiti (200 unità formanti colonie ogni 100 ml per gli enterococchi e 500 unità formanti colonie ogni 100 ml per l’escherichia coli). Gli ultimi rilievi di Arpacal, effettuati nello stesso punto di Goletta Verde il 13 giugno scorso e pubblicati sul portale delle acque, invece, riportano questi valori nell’alveo della normalità (63 El/100ml e 10 EC/100 ml).

Cosa è accaduto in un mese, tanto da ribaltare la qualità delle acque in uno stesso punto di prelievo? Ma soprattutto che attendibilità universale può avere un prelievo effettuato una tantum rispetto al costante monitoraggio delle acque? Infatti, se Goletta Verde campiona liquidi una volta ogni due anni sullo stesso punto, viceversa Arpacal effettua analisi sugli stessi punti 5/6 volte durante la stessa stagione balneare da aprile a settembre e nel caso specifico del Colagnati i rilevamenti in mare (non nello stagno dell’estuario) i prelievi raddoppiano perché vengono effettuati su entrambi gli argini dello sbocco fiumara.

Del resto, a far fede su alcuni degli indicatori che vengono utilizzati dalla Fee per assegnare le bandiere blu non ci sono né i risultati delle analisi prodotte autonomamente dai comuni tantomeno quelle prodotte dalle associazioni ambientaliste. A fare fede, viceversa, sono i dati delle agenzie regionali, nel caso specifico della Calabria sono quelle di Arpacal, che vengono prodotti a seguito di analisi scientifiche e protratte nel tempo. E in questi campionamenti fatti dall’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, puntualmente pubblicati sul portale delle acque del Ministero della Salute, non mancano le criticità. Che per fortuna, però, sono molto più limitate rispetto a quelle che, invece, alle volte, vengono pubblicizzate con spirito propagandistico e anche scandalistico.

C’è, però, un dato emblematico che viene fuori dai dati pubblicati da Legambiente. E sono quelli relativi alla qualità della acque alla foce del Crati, risultate ancora una volta buone entro i limiti consentiti dalla legge. Il Crati che, ricordiamo, attraversa per intero la provincia di Cosenza e, partendo proprio dal capoluogo bruzio, porta con se i fluidi di tantissimi altri affluenti per poi sfociare nello Jonio. Le acque dello storico fiume calabrese, che a vista non sono mai state cristalline, vengono ancora oggi canalizzate nella rete del Consorzio di Bonifica per l’irrigazione dei terreni alla sua destra, nella bassa Sibaritide. Una di queste canalizzazioni, che sicuramente - come si evince anche dalle foto – porta acqua torbida, ha un punto di sbarramento proprio nel Colagnati  e così si spinge fino al mare. Proprio nel punto di campionamento di Goletta Verde.

Ma non è che la sedimentazione delle acque all’interno dei canaloni consortili fa aumentare al carica batterica? Non è che, alla fine, le acque “concentrate” del Crati che finiscono nel Colaganti sono il vero generatore del presunto inquinamento del mare a Corigliano-Rossano? Presunto – ribadiamo – perché se una rondine non fa primavera nemmeno un campionamento ogni due anni può essere legittimato a decretare se un punto del nostro mare sia o meno pulito.

 

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.