Premio "Beschin" e "Bellucci-Savoia": il riconoscimento va all'arbitro internazionale Marco Di Bello
Sala gremita di giovani. Il presidente del comitato di Rossano, avv Bruno: «questi ragazzi restino in regione e facciano grande la Calabria. Ci piace questo flusso di giudici di gara in serie A»
CORIGLIANO-ROSSANO – Bissa il successo dello scorso anno, anzi lo supera, la seconda edizione del Premio Beschin e del premio Bellucci Savoia pensato per commemorare la memoria di questi arbitri strappati alla vita ma anche per rimarcare l’importanza del ruolo del direttore di gara. La cerimonia si è svolta presso la Sala degli Specchi nel Castello Ducale di Corigliano sotto l'egida dell'Aia di Rossano.
A fare gli onori di casa Francesco Filomia, presidente dell’Associazione Italiana arbitri della sezione di Rossano in collegamento, premiato lo scorso anno alla prima edizione, Daniele Orsato. «L’arbitro – dice mentre è proiettato sullo schermo – non è quello che non sbaglia mai, ma quello che si rialza. Poi l’immancabile apprezzamento sulla location».
A ricevere l’ambito premio della seconda edizione è stato l’arbitro internazionale Marco Di Bello, del quale Orsato ha detto: «io e Marco in campo non siamo i più forti, ma fuori dal campo non siamo secondi a nessuno».
Quindi l’intervento dell’avvocato Bruno, presidente del comitato di Rossano: «quella dell’arbitro è una professione difficile. Deve saper decidere in una frazione di secondo, non ha tempo per riflettere. E la celerità nel decidere non è solo il frutto di sacrificio e allenamento ma sottende una grande capacità. Vogliamo che questo flusso di arbitri in serie A continui e che i nostri ragazzi restino nella regione per costruire la Calabria».
«Almeno il sindaco qualcuno in maggioranza che lo difende ce l’ha – sorride il primo cittadino di Corigliano, Flavio Stasi -. L’arbitro invece non lo difende nessuno. Io sono vicino non soltanto alla sezione dell’Aia, ma a un movimento fatto di sacrificio e che si fonda su sport, valori e disciplina. La professione dell’arbitro è basata su dedizione e un percorso fatto di scelte e rinunce ed un sindaco non può ignorare tutto questo».
Poi l’esortazione del dirigente arbitrale italiano Dino Tommasi che, rivolgendosi alla platea fitta di calciatori della rossanese e giovani arbitri, commenta: «Abbiamo bisogno di ragazzi, di linfa vitale. Mi piace anche questa sorta di gemellaggio tra il Veneto e la Calabria». E questo nel ricordo proprio di Gianni Beschin, veneto di nascita, che nella Sibaritide ha portato il profumo del grande calcio. Da arbitro internazionale decise di vivere con la sua famiglia nella città natale della moglie Carmelina Curia, in quella Rossano che calcisticamente ha goduto tantissimo della grande esperienza maturata dall'arbitro sui più importanti campi da gioco italiani e d'Europa.
Una celebrazione che ha visto la consegna del premio a Di Bello ma anche un sentito ricordo verso i direttori di gara scomparsi e che danno il nome a questa ricorrenza giunta alla sua seconda edizione ma destinata a reiterarsi negli anni. Un momento di coesione, condivisione e sport che unisce e che traccia la strada verso un percorso in comunione di intenti e traguardi.