Un argine all'inquinamento acustico: alcune delle aree di Co-Ro sono diventate invivibili
Estate fa rima con cicale ma anche con scorribande notturne stile Fast&Furious. Al pari di altre realtà, il comune potrebbe dotarsi di fonometro per misurare la pressione acustica, far scattare le multe e scoraggiare gli amanti del "rumore"
CORIGLIANO - ROSSANO – Squarciano la quiete con rumori striduli oppure rombi assordanti. Se per il gruppo a cavallo degli anni Duemila, i Lunapop, le Vespe truccate anni ’60 preannunciavano l’arrivo dell’estate, per i cittadini di Corigliano Rossano i motorini smarmittati o taroccati rappresentano una vera e propria scocciatura.
Sono diversi i Comuni che, per tutelare la quiete pubblica e le orecchie dei residenti, hanno scelto di dotare il corpo di polizia municipale di un fonometro, uno strumento capace di misurare la pressione acustica. Perché se è scientificamente comprovato che i rumori persistenti e che superano una certa intensità non solo sono dannosi per la salute e possono causare stress, insonnia e persino malattie metaboliche, è altrettanto vero che, sebbene possiamo dirci fortunati di vivere in un contesto che non è rumoroso, questi frastuoni improvvisi sono comunque fastidiosi e fonte di disturbo. E così in queste sere d’estate si ripropone la stessa “musica”: chiasso, schiamazzo e boati di cui i cittadini farebbero volentieri a meno.
Perché non dotare dunque la polizia municipale di uno strumento utile a contrastare l’inquinamento acustico e che a sua volta potrebbe essere utilizzato anche dall’ ufficio Ambiente del Comune per rilasciare le autorizzazioni in deroga ai limiti di rumorosità? Sensibilizzare l’opinione pubblica ed utilizzare uno strumento capace di dire se e quando un rumore è fuori norma – e intervenire con multe che farebbero desistere anche i più appassionati di Fast & Furious -, potrebbe aiutare a domare i centauri più indomiti.
Nel 2021 in Italia Istat ha conteggiato più di 2mila esposti per inquinamento acustico: 12,8 ogni 100mila abitanti. L’incidenza nel 2020 era stata leggermente superiore: 14,4. In generale il ricorso agli esposti risulta maggiore al nord del paese, e soprattutto nell’area del nord-est (18,2 esposti ogni 100mila abitanti) e minore nel mezzogiorno, in particolar modo al sud (4,6).