Il Presidente Onorario del Mpv di Co-Ro Luana Campa premiata in Campidoglio
Il premio le è stato conferito per l'impegno profuso nelle pari opportunità contro ogni forma di violenza

ROMA - Le baby gang sono una triste realtà. A confermarlo è l'Avvocata e Criminologa Luana Campa, Presidente Onorario del Movimento per la Vita CS e Direttore Scientifico dell'Associazione La Giusta Difesa, destinataria proprio in questi giorni del prestigioso Premio in Campidoglio "Donne D'Amore".
«Assistiamo - afferma Campa in una nota - ad un aumento esponenziale negli ultimi anni del fenomeno delle baby gang, gruppi criminali formati da minori: ragazzi e ragazze violente che, a partire già dalla prima adolescenza, agiscono comportamenti prepotenti, che rifiutano ogni regola e che dimostrano una totale mancanza di empatia. La devianza minorile non si manifesta solo in condizioni di rischio legate al contesto geografico o al livello socio-culturale. Anche un ragazzo perbene o di buona famiglia può far parte del branco e uniformarsi facendo cose che non ti aspetti. L'educazione al rispetto degli altri, al riconoscimento delle emozioni proprie e altrui, il pensiero critico è un processo che inizia quando un figlio viene alla luce e si costruisce giorno per giorno. Beccaria diceva che la famiglia è il luogo in cui si ferma il diritto; io direi che è il luogo in cui si ferma la civiltà! Tutto ciò che accade nel nucleo familiare - violenze, abusi, conflitti - si ripercuote, con gravi conseguenze, sui figli. Abbiamo costruito una società indolore, votata alla produzione performante e sempre meno capace d'insegnare l'integrità, i valori affettivi, l'amore. Eppure ciò di cui si ha più bisogno è proprio l'Amore: è una forza generatrice, maieutica, salvifica. Assistiamo a sempre più ragazzi con deficit di mentalizzazione, incapaci di mettersi nei panni degli altri e di riconoscerne gli aspetti umani. Nel momento dell'agito violento l'altro viene disumanizzato, è considerato un oggetto, si è lucidi ma privi di una percezione realistica della gravità delle proprie azioni. Nel branco ci si sente più forti, ci si rinforza a vicenda, la responsabilità suddivisa tra i membri del gruppo produce un effetto di deresponsabilizzazione. Il motivo di tali comportamenti è banale e alquanto pericoloso : riconoscono come unica forma di affermazione la violenza. Bisogna colmare questo vuoto emotivo ed educativo, fare tanta prevenzione, imparare a leggere le fragilità dei ragazzi, dare un sostegno alle famiglie e sviluppare l'empatia a scuola. Ricordiamoci che il cervello è dinamico, modificabile, plastico : non è mai troppo tardi per svilupparlo. La pandemia - conclude Campa - ha sicuramente contribuito ad un aumento di violenza e aggressività tra i giovani, ma dobbiamo prendere tutti coscienza del fatto che la nostra vita è dominata da tre aspetti, che sono il dolore, l'incertezza e il lavoro costante. L'ultimo elemento ci permetterà di gestire i primi due».