Flash mob in nero in un paese dove non sta rimanendo niente: «Andiamo via!»
A Longobucco non si ferma la protesta. I cittadini, soprattutto i più giovani, scendono nuovamente in piazza con le valigie in mano: «Non ci resta che emigrare». Intanto si allungano i tempi per la riapertura del tratto a monte della Sila-mare»
LONGOBUCCO – Non si ferma la protesta dei longobucchesi, soprattutto dei più giovani e delle famiglie, preoccupate, più di tutti, che il loro paese sia giunto al punto di non ritorno: senza servizi e, oggi, dopo il crollo del viadotto della Sila-Mare e l’effetto domino generato, isolato dal resto del territorio. Ieri nella piazza del Campanaro più di un centinaio di persone sono scese per strada vestite di nero, con in mano una valigia e con un cartello con una scritta eloquente quanto amara: “Senza strada, senza scuola, senza sanità saremo costretti ad andare via…”
È l’ennesimo grido di dolore dei cittadini che si sentono sempre meno tutelati nei loro diritti e oppressi dai loro doveri. Il claim sulle bocche della gente è uguale, lo stesso per tutti: «Paghiamo le tasse uguali o anche più degli altri cittadini calabresi e italiani, eppure i nostri figli per andare a scuola devono mettersi in un autobus e farsi ore di viaggio; nessuno può sentirsi male perché la guardia medica ce l’hanno chiusa e non c’è sanità nel raggio di 40km; non possiamo fare rifornimento alle nostre auto perché in paese l’unica stazione di rifornimento è stata chiusa dieci anni fa; oggi non abbiamo nemmeno più una strada che ci colleghi al resto del territorio… Quindi – si chiede una delle tante mamme longobucchesi incazzate che ieri era in piazza – perché dobbiamo continuare a stare qui? A malincuore ma siamo costretti ad andare via».
È sicuro che lo faranno, prima o poi, se non loro certamente i loro figli, se le cose non cambieranno. Perché in questo momento a Longobucco non c’è alcuna prospettiva di futuro.
«La cosa più triste – racconta uno degli organizzatori del flashmob di ieri – è che del clamore mediatico dei primi giorni dopo il crollo del viadotto, quando il mondo intero sembrava essere interessati alla questione Longobucco, non è rimasto più nulla. Si sono tutti eclissati. Nessuno si interessa più dei nostri problemi che sono gli stessi da sempre e ora non hanno fatto altro che aggravarsi con la chiusura della strada». Il riferimento non è solo ai tempi lunghi – purtroppo necessari – che stanno interessando la riapertura in sicurezza del tratto a monte della Sila-Mare, ma all’indifferenza delle istituzioni. «Avevamo invitato ad un incontro la presidente della Provincia, Rosaria Succurro, e siamo stati snobbati» racconta ancora un altro degli organizzatori della protesta, che aggiunge: «Tutta questa indifferenza – ribadisce – non fa altro che spingerci verso l’apatia e a maturare sempre più la consapevolezza che il nostro futuro, purtroppo, deve essere lontano dal nostro paese».
Intanto, dicevamo, si allungano i tempi per la riapertura della SS177 dir Sila-Mare nel tratto compreso tra Longobucco e il bivio di Ortiano che in queste settimane è interessato da verifiche e controlli statici che Anas ha inteso effettuare per consentire la riapertura in totale sicurezza dell’arteria, considerato che quel tratto, nella quasi totalità, viaggia su ponti e viadotti. Pare che la riapertura sia prevista per il prossimo 4 agosto. Una data emblematica per i longobucchesi che proprio in quel giorno celebrano la festa del loro Santo Patrono, San Domenico di Guzman