Emergenza incendi, la Sila Greca è una bomba ad orologeria: manca manutenzione da decenni
Con la decimazione delle squadre forestali è venuto meno anche il presidio dei boschi. Perché? Il sottobosco del Patire è totalmente ricoperto dagli sfalci della potatura naturale fatta dalla neve nel 2010. Oggi è un combustibile perfetto
CORIGLIANO-ROSSANO – L’estate è anche la stagione degli incendi. La Calabria del nord-est e la Sila greca in particolare rimangono zone particolarmente a rischio dove ogni anno, purtroppo e nonostante le misure di controllo, vanno in fumo centinaia di ettari di bosco e di macchia mediterranea. Bene le azioni di contrasto ai piromani ma quello che manca è una concreta azione di prevenzione e di pulizia delle aree verdi. Tant’è che ancora oggi le stesse zone che già lo scorso anno e per tutti gli anni precedenti sono state teatro di incendio, rimangono a rischio rogo. Una su tutte: l’area di pregio naturalistico e storico del Patire a Corigliano-Rossano. Lì c’è una vera e propria bomba ad orologeria che se innescata potrebbe produrre danni abnormi all’ecosistema e al patrimonio ambientale e culturale della terza città della Calabria.
Occorrono interventi concreti. Gli stessi che da quando sono state dismesse le squadre degli operai forestali, confluite in altri apparati della Regione con mansioni differenti, non si fanno più. Non c’è più il presidio delle vedette che d’estate vigilavano, giorno e notte, su vari punti della Sila, ma soprattutto non ci sono più quegli interventi essenziali di pulizia del sottobosco e di creazione delle linee di spegnimento, essenziali per arginare e delimitare le aree di fuoco.
Tutto rimane allo stato brado in preda alle intemperie ma soprattutto ai piromani che con questa condizione allarmante di sottobosco hanno “vita facile” nel dare vita a roghi distruttivi.
Dicevamo, una delle aree più critiche e a rischio della Sila greca era e rimane quella del Patire e della vicina oasi dei Giganti di Cozzo del Pesco, che tra l’altro sono zone di diretta competenza della Regione Calabria. Già nel 2022, durante la prima edizione di Patir, l’evento di promozione culturale nato attorno al patrimonio monumentale del Patire, associazioni e fruitori del bosco avevano denunciato lo stato allarmante in cui versa il sottobosco di quella specifica zona. Basti pensare che ancora adesso sono vivi e tangibili gli effetti della grande nevicata del 2010 che in quella vasta zona boschiva provocò una potatura naturale degli alberi e della vegetazione. Molti dei rami o addirittura degli alberi che vennero giù sotto la coltre bianca rimangono adagiati sul fondo del bosco, ormai secchi e pronti ad alimentare incendi.
Sarebbe stato opportuno ripulire quel sottobosco. Anche perché, seppure oggi le azioni di contrasto e deterrenza agli incendi estivi godono del supporto concreto di tecnologie sofisticate (si pensi ai droni che perlustrano i boschi messi in campo dalla Protezione Civile regionale), è pur vero che è impossibile avere un quadro totale e completo in tempo reale del vasto territorio boscato della Calabria. Occorrono altre misure, soprattutto quelle della prevenzione. Che non possono essere limitate soltanto al controllo del territorio affidato ai pastori. Anche perché se è vero che la figura dell’operaio forestale è stata formalmente cancellata dall’ordinamento, quegli stessi operai (anche se in numero minore) continuano a prestare le loro competenze tra enti come Calabria Verde o i Consorzi di Bonifica con la qualifica di operai idraulico-forestali? Come vengono impiegate queste preziose competenze? Lo vediamo tutti. Spesso, gli operai di Calabria Verde vengono impiegati per ripulire le villette comunali oppure per creare decoro alle aree verdi. Perché non vengono impiegati per una più opportuna e necessaria pulizia dei boschi?