Fiera di Maggio a Schiavonea, il racconto di un evento senza tempo
Da sempre luogo di incontri e scambi, la fiera continua ad attirare folle pronte ad acquistare beni a buon mercato. Molto si è perso del suo carattere originario, ma qualcosa nel modo di viverla e nell’estetica “mercantesca" resta inalterato
CORIGLIANO-ROSSANO – Ieri, con i suoi 400 anni di storia, si è conclusa la tradizionale Fiera di Maggio (o dell’Ascensione) che ha luogo ogni anno nel borgo marinaro di Schiavonea.
La fiera, fin dai tempi antichi, ha rappresentato un appuntamento unico per commercianti e acquirenti, in cui tutti gli operatori economici avevano l’opportunità di incontrarsi e conoscersi.
Lo scopo era mostrare, scambiare e vendere merci, un’occasione importante per mettersi in contatto con nuovi mercati e nuovi paesi. Un luogo di scambio e mescolanze, oltre che di beni, anche di culture e idee.
Il fenomeno delle fiere affonda le proprie radici anche nell’etimologia. Fiera deriva dal latino “feria”, ovvero “giorno di festa” o “fiera mercato”, che a propria volta è riconducibile al latino “feriae”, ovvero “festa religiosa”.
Non a caso, infatti, l’evento si tiene in prossimità di una chiesa e di un evento religioso, a tal punto che nel linguaggio comune i concetti di “festa religiosa” e di “fiera mercato” diventano pressoché sovrapponibili.
Da sempre luogo di gran confusione, grida di mercanti e animali, gente indaffarata e odore di cibi che si mescola a un gran polverone (almeno una volta). Crocevia di esperienze e storie, un evento dal fascino particolare, soprattutto per il suo carattere di eccezionalità grazie al quale si sospendevano, per qualche giorno, i ritmi e le regole del vivere quotidiano.
Oggi sicuramente le aspettative e le sensazioni che tali eventi producono sono differenti e aderiscono ad un immaginario che si discosta molto da quello originario.
La funzione di scoperta degli oggetti, degli strumenti, dei tessuti e degli animali esotici si è, evidentemente, persa così come si è perso l’interesse verso l’opportunità di acquistare a prezzi concorrenziali.
Viviamo in un’epoca il cui limite è l’intero mercato globale e grazie al web ogni desiderio diventa presto raggiungibile, a portata di mano.
A rimanere inalterata nei secoli è, però, la dimensione rituale legata all’incontro. Eventi come questo continuano a rappresentare un momento di socialità importante. Ritrovarsi, passeggiare, acquistare e vivere il borgo restano occasioni imperdibili per gli abitanti del posto che accorrono ancora numerosi.
Storicamente a Schiavonea, la Fiera si svolgeva all’interno del Quadrato Compagna (non a caso denominato “Palazzo delle Fiere”). L'edificio, dallo stile neoclassico, è disposto attorno a un ampio cortile rettangolare ed era sorto per ospitare l'annuale Fiera del Primo Maggio (che oggi si svolge sul lungomare) e rappresentava uno dei poli fieristici più grandi del sud Italia.
Chi l’ha vissuta negli anni passati ricorda che era prevalentemente una fiera per la vendita di animali (sospesa a causa della mucca pazza e mai riattivata) e in cui si poteva trovare di tutto: dai puledri alle cavalle da riproduzione fino agli ovini e, immancabilmente, anche i poveri pulcini che nelle mani dei più piccoli avevano vita breve.
Le signore si muovevano con destrezza tra i banchi e molte di loro compravano addirittura pezzi di corredo e suppellettili per le figlie prossime alle nozze.
Le bancarelle partivano dalla “Madonnina”, in cui vi era un’intero spazio dedicato, mentre le altre si snodavano sul lungomare sino all’ex campo sportivo. Oltre non c’era nulla, solo dune brulle e viottoli sterrati.
Per il resto, era il sipario che si apriva all’estate. Se il tempo lo permetteva era, per i ragazzi di allora, il battesimo con i primi bagni a mare: si spalancavano le porte delle case “a ra marina”.
fonte foto: Filomena Rizzuti