Indice di sportività 2025: il divario Nord-Sud si allarga, Cosenza tra le province peggiori d’Italia
Lo sport è ancora un privilegio per pochi nel Sud Italia. L’Indice di sportività 2025 pone Cosenza al 97° posto su 107 province. Carenze strutturali, culturali ed economiche frenano l’accesso allo sport, minando salute e coesione sociale

CORIGLIANO-ROSSANO – Lo sport e l’accesso diretto alle strutture sportive nelle nostre città rappresenta sicuramente una delle questioni più trascurate che impatta negativamente sia sul miglioramento degli stili di vita e della salute dei cittadini, ma anche sulla loro socialità. Secondo la nuova classifica sull’Indice di sportività 2025, pubblicata ieri su IlSole24ore, per le aree del Mezzogiorno – i cui dati non risultano in linea col resto d’Italia – c’è ancora molta strada da fare.
La prima in classifica è risultata essere la città di Trento che ha raggiunto punteggi altissimi in tutte e 4 le categorie mentre le province calabresi le troviamo agli ultimi posti. Per fare un confronto con la nostra provincia abbiamo accostato i dati di entrambe le realtà.
Il paragone mostra come la nostra provincia risulti essere 97^ (su 107). Se poi guardiamo all’intera regione, confrontando i dati delle 5 province, vedremo che Cosenza risulta essere terza. Prima Reggio Calabria, seconda Catanzaro, quarta Crotone e quinta Vibo Valentia.
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Ma che cos’è l’indice di sportività e di cosa tiene conto? «L’Indice di sportività (che misura qualità e diffusione dello sport a livello provinciale), giunto alla 19ª edizione, - si legge nella nota a margine dello studio - si è basato quest’anno su 32 indicatori suddivisi in 4 categorie: struttura e organizzazione del sistema sportivo (tesserati, enti di promozione sportiva, attrattività eventi sportivi, praticabilità e investimenti nello sport), sport di squadra, discipline individuali e relazioni dello sport con l’economia (imprese, turismo, media) e la realtà sociale (bambini, donne, amatori). Per ogni indicatore e categoria viene elaborata la classifica delle 107 province italiane, rapportando i dati sportivi alla popolazione di 6-75 anni; tenuto conto del diverso peso attribuito ai singoli indicatori, viene poi definita la classifica finale. In linea di massima i dati fanno riferimento al 2024, mentre per gli sport di squadra e quelli invernali si considera la stagione 2024/2025».
A completare il quadro sul tema c’è anche il Report 2025 della Fondazione SportCity che offre una panoramica approfondita del rapporto tra cittadini, contesti urbani e pratica sportiva in Italia. Più che un semplice censimento degli italiani che fanno sport, il documento indaga come, dove, perché e quali ostacoli influenzano l’attività fisica, sottolineando il ruolo centrale dello sport per la salute pubblica, la coesione sociale e la qualità della vita nelle città.
Il report, ad esempio, ha evidenziato la necessità di attuare politiche pubbliche mirate per contrastare la sedentarietà, migliorare l’accesso alle infrastrutture e promuovere stili di vita più attivi. Secondo i dati raccolti il 60% della popolazione pratica regolarmente attività fisica, con una maggiore incidenza tra i giovani adulti (18-34 anni) e una leggera prevalenza maschile. Tuttavia, il 40% degli italiani risulta ancora sedentario, con criticità più marcate tra gli anziani e nel Mezzogiorno, dove l’offerta sportiva è più carente.
Le differenze territoriali, poi, sono evidenti: nel Nord Italia, il 70% delle persone fa sport con regolarità; al Sud, la percentuale scende al 50%.
Queste disparità sono legate sia alla mancanza di strutture adeguate, sia a differenze culturali. Il Nord è mediamente meglio attrezzato con palestre, piscine e spazi pubblici dedicati allo sport. Secondo la Fondazione, investimenti mirati nelle infrastrutture sportive sono essenziali per colmare questo divario. Per molti però il costo delle attività sportive continua a rappresentare un ostacolo, soprattutto per le famiglie con minori disponibilità economiche.
Tra le novità introdotte dal Report, spicca lo Sportimetro, un indice che valuta non solo la pratica sportiva, ma anche la cultura e l’attitudine verso il movimento.
Il punteggio medio nazionale si attesta a 54 su 100, in calo rispetto agli anni precedenti, segno di una fragilità non solo nei comportamenti ma anche nella cultura sportiva. I più attivi risultano i giovani, mentre donne e over 54 mostrano una partecipazione significativamente inferiore.
A sostegno di questa trasformazione, SportCity ha proposto una carta di principi per garantire il diritto allo sport per tutti, promuovendo accessibilità, prossimità e innovazione. Un appello concreto rivolto a sindaci, scuole, cittadini e imprese affinché si impegnino a costruire una cultura del movimento diffusa e inclusiva.
Il messaggio finale del Report è dunque chiaro: lo sport non è un lusso, ma un diritto urbano. Per renderlo realmente accessibile a tutti, è necessario attuare politiche pubbliche forti, inclusive e intelligenti, capaci di trasformare lo sport in un motore di benessere, coesione e sviluppo urbano.