Cannabis terapeutica: accesso ancora vietato. Dalla Sibaritide-Pollino il grido di dolore di chi vive il calvario della sofferenza
Ferdinando Laghi, primo firmatario della legge: «a sette mesi dall’approvazione manca ancora il regolamento per fare le ricette. Dovere deontologico completare l’iter burocratico»
CORIGLIANO-ROSSANO - Tra il dire e il fare c’è di mezzo la burocrazia. Resta al palo l’attualizzazione della norma che regola l’utilizzo della cannabis a scopo terapeutico approvata all’unanimità dal Consiglio della Regione Calabria il 20 ottobre 2022 e che, ancora oggi, non trova un’applicazione pratica sul piano sanitario. Dalla Sibaritide-Pollino, intanto, si alza il grido di dolore di tanti malati che affrontano quotidianamente il calvario della sofferenza fisica e che, attraverso le cure palliative, chiedono solo di poter alleviare quei martiri che gli infligge ogni istante il loro corpo. «Proprio in questi giorni mi ero ripromesso di andare a Catanzaro e sollecitare chi di dovere a stilare il regolamento che dovrà disciplinare le modalità in cui potranno essere prescritti questo tipo di farmaci». Così il consigliere regionale Ferdinando Laghi, primo firmatario della proposta di legge. Perché la legge c’è, e pure da diversi mesi. Quello che manca sono le linee guida per poterla attuare.
«Occorre che alla Regione, il Dipartimento della Salute faccia il regolamento per stabilire le modalità con cui segnare ai pazienti i medicinali cannabinoidi» ci spiega ancora Laghi. Ma da ottobre dello scorso anno sono passati 7 mesi… cosa si sta aspettando?
«Non credo si tratti di ostruzionismo, penso sia più una questione di mole di lavoro. Al Dipartimento sono davvero in pochi e presi da mille altre pratiche. Occorrono nuovi stimoli affinché la regolamentazione della prescrizione dei cannabinoidi non venga messa sempre sotto la pila dei documenti, posticipando il tema, ma venga finalmente evasa».
Una questione di priorità…
«Il rilascio di questo regolamento non è più dilazionabile, non possiamo più deludere le giuste aspettative dei pazienti. Nonostante la battaglia politica e sociale, al momento chi ha bisogno si trova ancora con un pugno di mosche».
Fatta la legge, trovato l’intoppo
«Vede, è come se nella nostra società il dolore avesse una funzione catartica (funzione purificatrice, ndr). Chi sta male non è necessariamente condannato a provare un dolore cronico, a vivere una condizione di esistenza pessima e priva di stimoli. I cannabinoidi possono alleviare di molto queste sofferenze grazie al loro potenziale analgesico. Insomma, la malattia non deve per forza costringerci a vivere nel dolore perenne».
Vista la comodità con cui si sta effettuando l’iter, sembra essere uno dei pochi a pensarla in questo modo. «Sono intenzionato ad andare a Catanzaro per sollecitare di persona. Questa tipologia di farmaci non costa come l’aspirina. Senza un disciplinamento delle prescrizioni si genera un far west. L’impossibilità di passare dal sistema sanitario ha spinto pazienti a basso reddito a cercare le soluzioni più impensabili per estrarre il principio attivo. Addirittura piccole coltivazioni personali».
Per non parlare di tutto il lato oscuro del web. «Già. Quello che è presente su internet spesso è materiale non certificato. Non sai neppure quello che compri».
«E poi - conclude Ferdinando Laghi, specialista in medicina interna ed ematologia - è deontologicamente un dovere completare il percorso di una legge che è stata approvata».
Quanto tempo occorre ancora aspettare perché la legge sull’erogazione dei medicinali cannabinoidi per finalità terapeutiche non resti lettera morta?