Salva la centrale del Mercure, la Corte Costituzionale boccia la legge Laghi
Graziano (Azione): «Una sentenza storica. Oggi vince il lavoro». Rapani (FdI) difende Occhiuto: «Ha evitato conseguenze dannose per chi l’aveva approvata»

LAINO BORGO – Dopo mesi di battaglie legali, politiche e istituzionali, la Corte Costituzionale ha stabilito che la legge Laghi, che imponeva la riduzione forzata di potenza sotto i 10 MW della Centrale del Mercure, determinandone di fatto la chiusura, è incostituzionale.
La sentenza n. 134/2025 della Corte Costituzionale, infatti, ha dichiarato incostituzionale la norma sul divieto generalizzato di impianti a biomassa nei parchi, riportando al centro del dibattito politico la questione della centrale Enel del Parco del Pollino. La Corte ha riconosciuto l'illegittimità costituzionale della legge regionale, sia nella parte in cui vietava a priori l'impianto, sia per aver violato i principi di legittimo affidamento e di libertà d'impresa, ovvero il diritto dell’operatore a non subire mutamenti normativi improvvisi dopo aver investito nel rispetto delle regole esistenti. La Consulta ha, inoltre, chiarito che le Regioni possono individuare aree non idonee, ma non imporre divieti assoluti senza una valutazione tecnica.
Di seguito i commenti del mondo politico.
Giuseppe Graziano, Consigliere regionale e presidente di Azione Calabria: «È una giornata storica per la Calabria, per i lavoratori della centrale del Mercure e per tutte le comunità che ruotano intorno a quel presidio produttivo. Oggi vince il lavoro, la legalità, il buon senso. Parliamo di una filiera occupazionale in ambito forestale di oltre 1.500 lavoratori, e quindi famiglie, che diversamente sarebbero rimasti senza lavoro. Ecco perché la sentenza di oggi assume un valore eccezionale e straordinario. Non era pensabile – prosegue – che per una norma sbagliata si potessero mandare in fumo centinaia di posti di lavoro e cancellare un'esperienza produttiva che rappresenta un esempio di economia sostenibile e circolare nel cuore del Parco del Pollino. Abbiamo sempre detto che quella legge, oltre ad essere una "norma-provvedimento" mascherata, era irragionevole, retroattiva e scritta solo per colpire un impianto specifico. La Consulta ci ha dato pienamente ragione».
«È una sentenza che va oltre il singolo caso: è un argine al populismo normativo e un richiamo alla serietà della legislazione regionale. Nessuna legge può travolgere i diritti fondamentali dei cittadini senza una ragione oggettiva e proporzionata». Graziano chiude con un pensiero ai lavoratori: «A loro va il mio primo pensiero. Hanno resistito, con dignità e determinazione, anche quando la situazione sembrava compromessa. Oggi la loro lotta è diventata giurisprudenza. È una vittoria collettiva, che ci insegna che la politica ha senso solo quando si mette al servizio delle persone, non delle ideologie. Oggi portiamo a casa un risultato importante, storico. Ma da domani si continua a lavorare, con ancora più forza, per garantire futuro, stabilità e sviluppo a questo territorio».
Anche il senatore di Fratelli d’Italia, Ernesto Rapani commenta la sentenza e difende con decisione l’atteggiamento del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto. «Non c’era motivo di correre e oggi possiamo dire che il tempo ha dato ragione a chi ha scelto la cautela. Rinviare l’applicazione della norma ha evitato conseguenze dannose per chi l’aveva approvata. Una posizione rivelatasi lungimirante ha protetto la Regione da conseguenze evitabili. A chi accusa Occhiuto di immobilismo, dico che è stato proprio quel fermarsi a prevenire danni. Serve lucidità, non reazioni impulsive». Infine, l’affondo ai critici: «Chi continua a strumentalizzare il tema dell’impianto dovrebbe guardare ai risultati. La Regione ha agito con buon senso. È ciò che si chiede a chi governa».
Oggi, dopo la sentenza, non vi è più obbligo di riduzione né rischio di revoca dell’autorizzazione. L’impianto resta in funzione e la pronuncia della Corte riafferma il principio secondo cui le regole non si cambiano in corsa, tutelando chi ha agito nel rispetto delle norme vigenti.