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Corigliano-Rossano capitale italiana della cultura. Perché non tentare la strada della candidatura?

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CORIGLIANO – ROSSANO - Basterebbe un’idea. Un progetto ben strutturato che preveda delle attività spalmate su 12 mesi e il gioco è fatto: Corigliano Rossano potrebbe essere la capitale italiana della cultura nel 2026. Per l’anno in corso si sono aggiudicati il titolo Bergamo e Brescia mentre per il 2024 è stata scelta Pesaro. Abbiamo consapevolezza di cosa possa significare un’occasione del genere per la nostra città?

Ma chi non parte non arriva. E allora occorre iniziare a pensarci, capire come sfruttare al meglio un patrimonio artistico, culturale e religioso che molti Comuni in lizza per il titolo di capitale italiana della cultura 2025 neppure si sognano. Ma loro - almeno - ci stanno provando. Con una proposta ben articolata ci sono 10 città finaliste in gara e il 21 e 22 marzo, nelle apposite audizioni pubbliche, avranno la possibilità di illustrare la loro idea.

Perché se monumenti e beni archeologici di certo sono un buon punto di partenza per accedere all’ambizioso titolo, quello che conta è ciò che si vuole raccontare. E come si sceglie di raccontarlo.

Per la Calabria ha tentato di portare a casa il risultato, senza arrivare in finale ma giocando comunque al meglio le sue carte, la Locride. Con il progetto “tutta un’altra storia” i territori che ne fanno parte hanno voluto rappresentare una visione del futuro intrisa di volontà di riscatto sociale e caratterizzata da un taglio netto con un certo passato. Oltre che farsi forza dei beni al sole insomma, le amministrazioni devono cucire una storia, un messaggio, un percorso culturale da snocciolare nel corso dell’anno per cui si concorre da proporre alla giuria. E c’è davvero spazio per tutti.

Le abazie, il codex purpureo che anche grazie alle sue preziose miniature è un qualcosa di unico al mondo, possono costituire alcune delle tante tappe di un percorso che si arricchisce di un gioiello che si posiziona a cavallo tra l’Alto e il Basso Medioevo: il Castello Ducale. La fabbrica di liquirizia, le eccellenze eno-gastronomiche e ancora il mare e la montagna. Per non parlare dei reperti archeologici nella Piana di Sibari. Ci mancherebbero dunque spunti per immaginare un progetto ad ampio spettro che valorizzi ciò che abbiamo e che ci possa far valere il titolo di capitale della cultura 2026? Pensiamo proprio di no.

Iniziative, appuntamenti e itinerari che sappiano mettere a sistema le nostre attrattive rendendole finalmente vive e al centro della nostra identità, in un disegno che riesca ad amalgamarle al meglio e le sappia far fruttare a livello turistico ed economico.

Provare a partecipare significherebbe accendere i riflettori sulla nostra città, farla conoscere, investire e attrarre investimenti a sua volta. Vincere, oltre che a guadagnare un tesoretto di un milione di euro, sarebbe l’occasione per riaprire seriamente la partita sulle infrastrutture e intraprendere politiche serie di sviluppo. Perché non provare a cogliere questa opportunità? (ecco la road map per la candidatura) 

Valentina Beli
Autore: Valentina Beli

“Fare il giornalista è sempre meglio che lavorare” diceva con ironia Luigi Barzini. E in effetti aveva ragione. Per chi fa questo mestiere il giornalismo non è un lavoro: è un’esigenza, una passione. Giornalista professionista dal 2011, ho avuto l’opportunità di scrivere per diversi quotidiani e di misurarmi con uno strumento affascinante come la radio. Ora si è presentata l’occasione di raccontare le cronache e le storie di un territorio che da qualche anno mi ha accolta facendomi sentire come a casa. Ed io sono entusiasta di poterlo fare