Una vita di sudori, buio e pericolo: la festa di Santa Barbara tra i minatori della nuova Statale 106
Ieri sera il gruppo di operai specializzati che sta lavorando alla realizzazione delle gallerie della Sibari-Roseto si è ritrovato sui cantieri per festeggiare la santa protettrice tra musiche, cibo, speranza e preghiere

TREBISACCE – Quando là, nel profondo, trepido/ accendo la miccia/ e la mina sta per brillare:/ Tu mi proteggi! - È una delle preghiere più belle e struggenti quella con quale i minatori invocano la protezione di Santa Barbara, quella donna cristiana che secondo l’agiografia riuscì a sfuggire alla tortura delle fiamme e per questo glorificata sugli altari come protettrice di tutti coloro che lavorano con la terra e con il fuoco. I vigili del fuoco, su tutti, ma anche i minatori.
E proprio ieri sera, nel giorno che precede il dì di festa, nei sapori antichi e leopardiani di un sabato del villaggio, il gruppo di operai che da settimane – ormai – lavora nella pancia delle terre dell’alto Jonio calabrese per realizzare le gallerie della nuova statale 106, Sibari-Roseto, si è ritrovato per festeggiare la santa patrona.
Tavole imbandite e semplici, arrangiate su cavalletti e travi di legno, i secchi che trasportano la terra trasformati in sgabelli, i badili delle ruspe a fare da dispensa; e poi le chitarre, gli organetti, il vino novello nei fiaschi di vetro. E la tuta pulita a fare da vestito buono per la festa. Nessuna eccessiva modernità in un luogo dove, paradossalmente, si sta creando il futuro. Se non fosse stato per quegli smartphone che li tengono “attaccati” ai loro familiari distanti centinaia di kilometri, quell’angolo di cantiere dove ieri sera i minatori del terzo megalotto si sono ritrovati per fare comunità in memoria della loro santa patrona, poteva essere catapultato in luogo senza tempo. Nessuno ci avrebbe fatto caso.
Occhi stanchi e rossi, fiaccati dal buio perenne e illuminati soltanto dalle luci delle fotocellule e dalla polvere. Per i minatori non c’è giorno e notte, non c’è buon tempo o cattivo tempo. Non esistono le stagioni. Per loro, la loro vita, è solo sabbia e pietra nelle viscere della terra. Ogni momento, ogni giorno della loro vita lavorativa. Ne parliamo poco a queste latitudini. Il lavoro del minatore non è usuale da queste parti. Eppure questo “mestiere” che è più che altro una missione è legata a doppio filo con questa terra, che ha partorito generazioni di lavoratori che sono emigrati all’estero proprio per andare a fare fortuna nelle miniere. E che fortuna poi!? Vivere senza vita per portare a casa i soldi per sostenere la famiglia: è solo quello che può portare un uomo a spingersi oltre i limiti della normalità, in un luogo buio e anonimo, senza panorami e forse senza nemmeno emozioni.
Ecco perché questi uomini non possono essere dimenticati nel loro lavoro. Lo sanno bene, oggi, più di ieri quando questa classe operai veniva resa invisibile dalla società, i sindacati e gli stessi datori di lavoro. A festeggiare, ieri sera, Santa Barbara nel grande cantiere di Trebisacce c’erano pure i rappresentanti delle associazioni di categoria, c’erano i tecnici e i rappresentanti della società. Perché oggi del lavoro di questi uomini c’è una consapevolezza nuova, diversa, vera. E Santa Barbara è lì a vegliare su di loro.