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Tre medici cubani destinati agli ospedali spoke di Corigliano-Rossano

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CORIGLIANO-ROSSANO - Dovrebbero essere tre i medici cubani destinati a Corigliano Rossano, due dei quali potrebbero essere dislocati nei pronto soccorso degli ospedali spoke "Giannettasio" e "Guido Campagna". Tuttavia, sul numero e la destinazione, il condizionale è d’obbligo. Sono tanti i “forse” e i “ma” di questa operazione fortemente voluta dalla Regione e dal governatore Roberto Occhiuto e che dovrebbe "salvare" la Sanità calabrese dove, a quanto pare, non ci sarebbero professionisti disposti a fare il loro mestiere.

Dunque, ricapitolando, la culla della Magna Grecia nota per la sua forte tradizione nel settore della Medicina ricorre a Cuba per trovare camici bianchi. Ben 497 per l’esattezza. Assunti per sei mesi con possibilità di proroga. Il salario previsto è di 4.700 euro mensili, ma ai medici – di questa cifra – spetterebbero solo 1.200 euro. E gli altri? La differenza la incasserebbe il Governo cubano.

Ma l’isola caraibica non è certo nuova a queste iniziative. Sono migliaia i medici cubani sparsi nel mondo e l’Avana, considerando i riscontri economici, ha tutto l’interesse ad inviare i suoi professionisti all’estero. Medici che, una volta assunti, non possono neppure permettersi un ripensamento. Nel trattato della Fondazione per i diritti umani si legge che, secondo l’Avana, chi dovesse interrompere il rapporto di lavoro prima del tempo verrebbe considerato alla stregua di un disertore e non potrebbe rientrare a Cuba se non dopo “un esilio” forzato di otto anni.

Intanto nella nostra regione si è attivata la macchina dell’ospitalità e si stanno cercando strutture che abbiano le caratteristiche idonee ad accogliere i medici. I riflettori sono stati accesi anche sul tema della preparazione e delle specializzazioni e il Parlamento Europeo sta vigilando sulla vicenda. Vi terremo aggiornati.

Valentina Beli
Autore: Valentina Beli

“Fare il giornalista è sempre meglio che lavorare” diceva con ironia Luigi Barzini. E in effetti aveva ragione. Per chi fa questo mestiere il giornalismo non è un lavoro: è un’esigenza, una passione. Giornalista professionista dal 2011, ho avuto l’opportunità di scrivere per diversi quotidiani e di misurarmi con uno strumento affascinante come la radio. Ora si è presentata l’occasione di raccontare le cronache e le storie di un territorio che da qualche anno mi ha accolta facendomi sentire come a casa. Ed io sono entusiasta di poterlo fare