Nella Sibaritide un pauroso incremento dei casi di violenza di genere: amore malato e non solo
Cresce il numero di interventi delle Forze dell’Ordine ma crescono anche le denunce. Serve una sensibilità maggiore per proteggere le nuove generazioni ma soprattutto serve una cultura di genere che a queste latitudini è spesso sconosciuta
CORIGLIANO-ROSSANO – Tre arresti a distanza di pochissime ore: maltrattamenti, violenze sessuali e aggressioni. Tutti avvenuti nell’hinterland della Sibaritide con epicentro a Corigliano-Rossano. Sono solo l’apice di una regressione sociale che oggi è allarmante e fa paura. Le vittime, quasi sempre, sono donne che subiscono la vessazione del maschio. Frutto, probabilmente, di una carenza latente di cultura di genere.
Le forze dell’ordine rimangono in prima linea per arginare un fenomeno che nella Calabria del nord-est sembra essere dilagante. E insieme a loro anche tutte quelle associazioni e centri di accoglienza che, in silenzio, compiono un’opera meritevole ed encomiabile per fornire supporto e assistenza alle donne ma anche ai tanti minori vittime di violenza.
Quello che stia accadendo in questo momento è difficile analizzarlo su due piedi e senza andare a fondo ai fenomeni. Ci limitiamo esclusivamente a fare da eco ad una condizione difficile che emerge dal numero degli interventi delle forze dell’ordine, che rispetto allo scorso anno – come confermato dallo stesso comandante del Reparto Territoriale dei Carabinieri di Corigliano-Rossano, il Col. Raffaele Giovinazzo – sono in netto aumento.
Insomma, una escalation di violenza di genere che nella stragrande maggioranza dei casi interessa le donne, succubi della tracotanza maschile. C’è però un altro dato che suscita allarme. Molto spesso questi crimini non vengono commessi soltanto al culmine nefasto di un amore malato. No, aumentano in realtà anche i casi di vera e propria sopraffazione, che si consumano fuori dalle mura domestiche o dal cerchio dell’intimità. Come se le donne e i bambini fossero diventati l’oggetto per scaricare la frustrazione maschile.
La Calabria da tempo porta una triste maglia nera rispetto ai casi di violenza di genere e, purtroppo, il territorio della Sibaritide è una di quelle aree che ha registrato tante vittime, da Maria Rosaria Sessa a Romina Iannicelli per finire alla giovanissima Fabiana Luzzi. Insomma, un territorio che da oltre dieci anni è sotto assedio non solo della criminalità organizzata ma anche di una criminalità domestica silente che inizia ad essere preponderante e preoccupante.
In questo panorama drammatico c’è però una speranza: cresce il numero delle denunce e delle richieste d’aiuto. Quel non sentirsi soli che dà coraggio, grazie proprio alla presenza costante e solida delle forze dell’ordine, dei centri antiviolenza e dei presidi di legalità che operano sul territorio e soprattutto a Corigliano-Rossano. Ci sono donne, molte donne, che hanno teso la mano per essere aiutate, altrettante però continuano a subire violenza in silenzio. Ed è a queste ultime che bisogna infondere fiducia.
Ecco perché occorre, anche in questo caso, una più assidua presenza dello Stato ma anche una sensibilità maggiore dell’opinione pubblica. Perché la violenza di genere è innanzitutto una questione culturale che si scontra, oggi, con un retaggio antichissimo che – purtroppo – in molti ambienti vede ancora soccombere le donne. Un impegno di tutti per strappare un marchio orrendo che contraddistingue quest’area della Calabria ma soprattutto un dovere nei confronti delle nuove generazioni.