«La mafia piomberà sui soldi del Pnrr. I comuni non hanno i mezzi per difendersi»
Il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri (ri)lancia l'allarme sui fondi del Pnrr. Sul sistema giustizia? «Ogni riforma è servita solo a rallentare le risposte giudiziarie»
CATANZARO - «I soldi della ‘ndrangheta che entrano nell’economia legale fanno saltare le regole del libero mercato e della democrazia: dobbiamo iniziare a chiederci se quei soldi cominceranno a essere usati per comprare pezzi di giornali, televisioni o radio. In questo modo inizieranno a influenzare il modo di ragionare delle persone. Non so se questa scalata è già iniziata», così il procuratore capo della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, ospite a The Breakfast Club su Radio Capital che sui soldi del Pnrr spiega: «I soldi del Pnrr vanno ai comuni e agli enti territoriali che non sono attrezzati, non hanno le strutture amministrative e burocratiche tali da resistere alle pressioni delle mafie. È ovvio che le mafie penseranno, o stanno già pensando, a come appropriarsi di parte di queste somme date dall’Europa».
Nello stesso programma di Radio Capital, il procuratore di Catanzaro ha definito «deludente il governo Draghi sulla giustizia». «La politica sul piano normativo - ha argomentato - dovrebbe fare il contrario di quanto ha fatto nell’ultimo anno quando sono state fatte le riforme» nella materia, «che nulla hanno a che vedere con le risposte da dare a chi ha bisogno di giustizia». «Ogni riforma è servita solo - ha detto il procuratore di Catanzaro - a rallentare le risposte giudiziarie. L’Europa ha chiesto all’Italia di velocizzare i processi, ma vista la pianta organica di magistrati e cancellerie, tra qualche anno, il 50% dei processi senza detenuti che arriveranno in appello non riusciranno a essere celebrati».
«La ministra Cartabia? Non ha lavorato bene», ha aggiunto Gratteri, secondo cui il nuovo ministro della Giustizia «dovrebbe sapere di che cosa c’è bisogno per fare un processo». «Bisogna aumentare l’età pensionabile dei magistrati, oggi mancano 1700 magistrati e - ha avvertito il procuratore di Catanzaro - non ci possiamo permettere di continuare a lungo così. Abbiamo buchi di decine di migliaia di persone nella polizia, in quella penitenziaria anche, non sappiamo più come affrontare le proteste che ci saranno. Se ci sarà un autunno caldo? Penso di sì, ma spero che non sia così».