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Disabili discriminati e senza diritto allo studio, la denuncia di due mamme: «Non crediamo più alle istituzioni»

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CORIGLIANO – ROSSANO - Se per la mancanza di alcuni servizi è possibile fare lo sforzo (non richiesto) di valutare la questione sotto più punti di vista e pazientare che arrivino le risposte adeguate, per altri non è assolutamente accettabile. Ci sono casi in cui la tempestività nel proporre soluzioni e le risposte celeri da parte delle istituzioni sono necessarie.

Ci riferiamo a tutto quell’insieme di servizi (mancati) di supporto alle famiglie con figli disabili, e nel nostro caso, del diritto allo studio che viene loro negato.

Abbiamo voluto fare chiarezza sulla questione non perché fosse l’unico problema irrisolto (tutt’altro) ma perché la voce di chi chiede aiuto venga ascoltata e il diritto allo studio venga loro garantito. Le famiglie sono disperate: da più di due anni, infatti, il problema sembra non avere soluzioni.

Ma procediamo chiarendo bene la questione. Il servizio di trasporto di cui i ragazzi con disabilità usufruiscono per raggiungere le varie scuole è garantito dai Comuni fino alla scuola secondaria di I grado. Dell’erogazione del servizio per la scuola secondaria di II grado si occupa invece la Provincia, ed è qui che il sistema dei servizi di trasporto si incrina. Nel 2020, quando il problema venne a galla il Comune di Corigliano – Rossano si prodigò affinché il servizio venisse garantito, nonostante non fosse di diretta competenza dell’Amministrazione comunale. Nei due anni successivi poi una serie di rimpalli e nessuna copertura economica. Le famiglie furono costrette a provvedere autonomamente. La provincia che dapprima si pronunciò garantendo 300 euro annuali, ritrattò chiedendo, senza preavviso, il rendiconto delle spese per i rimborsi che però nessuna famiglia riuscì a documentare adeguatamente. I soldi, comunque, non sono mai arrivati.

Grazie alla testimonianza di due madri, Violeta Andrei Moser e Daniela Scarlato, abbiamo cercato di capire quali ostacoli affrontano le famiglie e come ci si adopera per sopperire alla mancanza di servizi essenziali.

La madre di Francesco, Violeta, ci racconta di come lei sia costretta ad affidarsi ad una associazione di volontari per far sì che suo figlio disabile al 100% (articolo 3, comma 3 della legge 104/92) raggiunga la scuola in sicurezza.

Afferma: «Le associazioni, che ringraziamo per la disponibilità e l’aiuto, purtroppo non sono sempre in grado di svolgere questo servizio negli orari richiesti perciò Francesco è costretto a perdere quasi due ore di lezione al giorno».

Un altro problema sconcertante riguarda, invece, i requisiti di accesso a tali servizi. A raccontarcelo è Daniela, madre di due ragazze, entrambe con disabilità mentale grave (articolo 3, comma 3 della legge 104/92): «Le mie figlie - dice - vivono la disuguaglianza e la discriminazione anche in seno alla disabilità. Il paradosso è che quest’anno la Provincia ha comunicato che riconoscerà i servizi di trasporto solo a ragazzi e ragazze con disabilità “motoria” del 100%, escludendo pertanto tutte le disabilità mentali a cui è riconosciuta la stessa percentuale di gravità».

Ciò che emerge è avvilente. Le famiglie sono sfiduciate. Negli anni si sono rivolte a molti enti, hanno bussato a molte porte ma con il medesimo risultato: zero risposte. Probabilmente non si fermeranno qui ma di una cosa sono certe: escluderanno dalle loro battaglie il ricorso alle istituzioni, «siamo disgustate dai meccanismi che le reggono». 

Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.