Co-Ro, una città con una infinità di palazzi storici ristrutturati (con soldi pubblici) e mai utilizzati
L’ostello della gioventù di via Chiubbica rimane uno degli esempi eclatanti dell’assenza assoluta di visione programmatica. Milioni spesi per strutture restaurate e mai rese fruibili, oggi “tappate” perché in preda ai vandali
CORIGLIANO-ROSSANO – Un antico palazzo del 1200, appartenuto ai principi di Bisignano che lo utilizzavano come casa rurale e nel tempo diventato mattatoio comunale: oggi è una struttura dimenticata da tutti. Eppure, il palazzo del Pendino con un’architettura simile alle cascine toscane che sorge nel cuore delle campagne coriglianesi a metà tra la città alta e lo scalo, lungo la storica via Chiubbica, nel decennio scorso era stato oggetto di un investimento di circa un milione di euro.
Doveva diventare un ostello della gioventù. Un luogo di aggregazione per le nuove generazioni ed un’opportunità per sviluppare il turismo, proprio a ridosso dell’abitato ausonico e del castello.
Nelle premesse era un’idea lungimirante se accompagnata da un’azione di valorizzazione generale delle politiche di fruizione dei beni monumentali e paesaggisti e se – soprattutto – in Calabria, nella Sibaritide e a Corigliano-Rossano non soffrissimo di quel male sconosciuto che non ci porta ad avere una visione delle cose.
Sta di fatto che, al pari di palazzo De Russis nel centro storico di Rossano (per citare solo uno dei tantissimi esempi che in questo caso si potrebbero fare), anche questa struttura, ristrutturata con fondi pubblici, finita e completata, rimane lì, ferma, in attesa che qualche buon vento istituzionale la prenda a cuore e gli dia una destinazione, un senso, una visione - appunto.
La storia dell’ex palazzo del Pendino, ribadiamo, situato in luogo strategico dell’area urbana coriglianese, ha una vicenda particolare e non dissimile dalle altre che hanno interessato le decine di immobili storici che a cavallo tra i primi anni duemila e il secondo decennio del nuovo millennio furono oggetto di investimenti pubblici. Ad oggi, purtroppo, per la maggior parte dei casi sono soldi buttati.
La riqualificazione del Palazzo del Pendino in via Chiubbica rientrava nel programma finanziato con i fondi Cipe misura 89/2012, all’interno della programmazione “I Borghi dei castelli, delle grotte e dei monasteri: dalla memoria bizantino-normanna al futuro” varata agli albori dell’Area urbana Corigliano-Rossano, dalle allora amministrazioni comunali Filareto (Rossano) e Straface (Corigliano).
Nello specifico, il progetto di recupero dell’ex mattatoio fu strategico per la giunta coriglianese che previde e ottenne per questa particolare opera un finanziamento di quasi 2milioni di euro (con lavori appaltati per 900mila euro) con una destinazione precisa, quella – appunto – della realizzazione di un ostello della gioventù.
I lavori vennero consegnati il 28 ottobre del 2014, esattamente 8 anni fa, e completati nel 2018 quasi al termine della consiliatura Gerace, interrotta anzitempo a seguito della nascita della nuova città di Corigliano-Rossano. La struttura era praticamente pronta, ristrutturata, persino resa disponibile dei servizi. Occorreva solo una firma su una delibera per metterla in esercizio o magari affidarla ad un ente, ad una società o un’associazione che avrebbe dato seguito alle premesse per cui era nata.
Nulla di tutto ciò. Non solo l’ostello della gioventù non è mai partito ma negli ultimi anni è stato oggetto di continue incursioni vandaliche durante le quali è stata fatta razzia di quasi tutti gli accessori interni alla struttura: dalle porte ai sanitari per finire, addirittura, alle finestre. Tutto questo nel silenzio totale di una comunità, che probabilmente non ha consapevolezza dell’esistenza, e delle istituzioni che hanno continuato a mantenere “congelato” quell’immobile.
Non solo, oltre al danno per aver investito 1 milione di euro su un caseggiato che al momento rimane inutilizzato, c’è stata anche la beffa. Già, perché il Comune, oggi di Corigliano-Rossano, per evitare che i vandali rubassero persino i pavimenti, è stato costretto a spendere altri soldi per sigillare con blocchi e cemento tutte le entrate. E stessa cosa accadrà a breve su altri immobili, ristrutturati e mai utilizzati, che costellano il panorama decadente dei centri storici di Rossano e Corigliano.