La riforma della geografia giudiziaria non ha migliorato nulla: si riaprano i tribunali
Il Comitato nazionale dei Tribunali accorpati chiede un impegno concreto ai candidati alle Politiche 2022. Una nuova sfilza di (inutili) promesse?
CORIGLIANO-ROSSANO - «Rivolgiamo un appello ai candidati alle prossime elezioni politiche e quindi al parlamento e all'esecutivo che ne scaturiranno affinché sia intrapreso e portato a compimento, con sollecitudine, ogni opportuno percorso legislativo finalizzato alla riapertura dei Tribunali che sono stati oggetto di soppressione in virtù della riforma della geografia giudiziaria di cui al richiamato Decreto Legislativo n. 155/2012».
È quanto si legge nel documento/appello a firma degli avvocati Pippo Agnusdei ed Enzo Galazzo, rispettivamente segretario e presidente del Comitato nazionale dei Tribunali accorpati (comitato di coordinamento nazionale per la Giustizia di Prossimità). Gli avvocati ci riprovano, ritentano la carta di “estorcere” impegni e promesse alla politica pur sapendo che – così come avvenuto negli ultimi dieci anni – probabilmente nulla cambierà.
Un’ostinazione quella del Comitato dei trenta tribunali soppressi nata da una convinzione che, con il trascorrere di un decennio, è diventata lapalissiana certezza: la riforma della geografia giudiziaria del 2012 non ha prodotto alcun beneficio né sul risparmio di spesa («non avvenuto») tantomeno sull’efficienza della giurisdizione («che invece si è ulteriormente congestionata presso gli Uffici giudiziari accorpanti»). Insomma la Riforma non ha funzionato. E questo è pacifico e sotto gli occhi di tutti.
Occorre porre rimedio, occorre resettare l’errore e ripartire da capo. E l’unica entità preposta a fare questo è la politica e quindi il Governo nazionale. Da qui la reiterata e mai evasa richiesta di riaprire i Tribunali e restituirli ai territori. Come nel caso di Corigliano-Rossano dove nel frattempo è subentrata una fusione con la nascita di un comune che non solo è il più grande, importante e baricentrico dell’intera area giudiziaria rispetto alla sede del Tribunale accorpante, quanto è anche sede dei Collegi elettorali camerale e senatoriale e in Calabria rappresenta la terza città per ordine di abitanti.
Il Tribunale di Castrovillari, così come tutti gli altri tribunali che hanno accorpato i trenta presidi soppressi, è diventato un imbuto.
«C’è necessità – scrive il Comitato nazionale dei Tribunali accorpati - di decongestionare gli Uffici accorpanti, atteso che i tempi di risposta della Giustizia al cittadino si sono ulteriormente allungati». Non solo «c’è da condividere – cosa che è stata fatta solo parzialmente negli ultimi anni con altri strumenti - ogni iniziativa in tema di utilizzo delle risorse provenienti dal Pnrr, con riguardo alla revisione della attuale geografia giudiziaria».
E poi ancora viene sottolineato e posto all’attenzione della Politica un altro aspetto. Quello dell’esigenza di celerità e di vicinanza del Servizio Giustizia al cittadino che «porta a sollecitare una presenza ben più capillare di presidi giudiziari sull’intero territorio nazionale».
Nel documento/appello del Comitato nazionale del Tribunali soppressi, inoltre, si fa riferimento alle iniziative di modifica normativa avanzate da 8 regioni italiane, tra queste anche la Calabria, che potrebbero essere un giusto compromesso per riaprire i presidi soppressi “calmierando” o spalmando le spese di gestione degli stessi.
A tal riguardo, il comitato sottolinea come «vi sia la concreta possibilità di utilizzo, in tempi assolutamente brevi, delle strutture che ospitavano i presidi di Giustizia soppressi, e comunque vi è la manifesta esigenza del ripristino degli Uffici Giudiziari soppressi - anche laddove non vi siano più le preesistenti strutture -, e ciò altresì sulla scorta di lodevoli iniziative assunte già da numerose Regioni (Abruzzo, Marche, Sicilia, Calabria, Campania, Toscana, Lombardia), le quali hanno adottato proposte di legge inoltrate al Parlamento, finalizzate alla riapertura dei Tribunali soppressi, mediante l’intervento finanziario delle Regioni medesime e degli Enti Locali, per quanto attiene ai costi di manutenzione, da far condividere ed estendere a tutto il territorio nazionale come disposizione legislativa da adottarsi con agile percorso parlamentare».
Da qui il messaggio alla Politica, ai partiti e quanti fra 15 giorni saranno chiamati a guidare la Nazione: «Tutte queste considerazioni – scrivono a conclusione Agnusdei e Galazzo - dovranno costituire preciso obiettivo da perseguirsi ad opera di coloro che rappresenteranno i cittadini nel Parlamento che a breve verrà rinnovato».
Un appello forte e chiaro, esplicito quanto basta per ripristinare un maltolto che in territori come la Sibaritide ha creato solo disagi e quella pericolosa disaffezione nei confronti dello Stato.