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Caro fido, ecco quanto costa mantenere la popolazione canina di comunità a Corigliano-Rossano

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CORIGLIANO-ROSSANO – Quello del randagismo, delle adozioni e, più in generale, della gestione dei cani di comunità rimane uno dei problemi più importanti che si trovano ad affrontare gli enti locali in Italia, sia dal punto di vista sociale e delle politiche di gestione, sia dal punto di vista economico. Certamente tra le realtà con maggiori e decennali criticità c’è quella di Corigliano-Rossano che, soprattutto a seguito della fusione, si è vista a dover affrontare e fare i conti con una popolazione canina gigantesca. Facciamo il punto su numeri e i costi di quella che rimane una emergenza silente che per i cittadini rimane un mero problema di natura igienico-sanitaria ma che per il Municipio rappresenta una spesa di bilancio non indifferente.

Partiamo dai costi. Il Comune di Corigliano-Rossano spende all’incirca, ogni anno, una cifra molto vicina al mezzo milione di euro per accudire gli amici a 4 zampe che vivono in stato di abbandono, randagi o nati in cattività e tolti dalle strade. Un giro d’affari incredibile che per come sostiene Liliana Zangaro (in foto), consigliera comunale della terza città della Calabria e da sempre attenta alle tematiche del randagismo e animalista nel Dna, «è stata quasi dimezzata grazie alle politiche adottate negli ultimi anni dall’Amministrazione comunale». Due azioni su tutte: l’incremento di capillari azioni di sensibilizzazioni e di sostegno alle adozioni e l’avvio delle procedure di internalizzazione relative alla gestione dei canili. «Corigliano-Rossano – ci spiega Zangaro – si trova difronte ad una situazione complessa ma che è anch’essa parte integrante del quadro di normalizzazione e armonizzazione della fusione». L’ex comune di Corigliano, infatti, aveva in piedi una convenzione con il canile privato di Cassano Jonio; Rossano, invece, gestiva in house, con un canile comunale dato in gestione al privato. «Siamo partiti con una importantissima politica di adozione che in questi primi due anni ha portato il numero degli affidamenti a cifre considerevoli (circa 431 adozioni dal 2019 ad oggi) ma sappiamo che è possibile fare di più ed è quello che stiamo facendo».

«Siamo partiti dal canile di Rossano – dice la consigliera comunale – dove al nostro insediamento abbiamo trovato una situazione alquanto complessa che stiamo cercando di risistemare. L’obiettivo è quello di far diventare la struttura un canile a servizio dell’intero territorio di Corigliano-Rossano con un’internalizzazione al 100% del servizio di tutela e custodia dei cani di comunità. Quindi sia per Rossano che per Corigliano». E questa sarebbe la formula vincente, a parere della Zangaro, per diminuire i costi e migliorare le performance delle adozioni. «A dircelo – precisa – sono ancora i numeri». Nel canile di Cassano Jonio, ci spiega ancora la rappresentante istituzionale del comune di Co-Ro, ad oggi sono custoditi all’incirca 250 cani che ricadono sotto l’egida del grande comune ionico. Per la custodia e la cura di ognuno di questi pelosi l’ente sborsa 2,30 euro al giorno. A conti fatti, in un anno, sono poco meno di 204mila euro di spesa. Diversamente dal canile di Rossano dove sono custoditi 165 cani con una spesa di sostentamento che si aggira attorno ai 2 euro al giorno (125mila euro l’anno) a cui vanno poi aggiunte tutte le altre spese di gestione e convenzione. «Di recente – sottolinea ancora la Zangaro – abbiamo aperto delle posizioni per l’assunzione di nuovi operatori per l’esclusiva gestione del canile e questo ci consentirà di ottimizzare ancora meglio i costi di amministrazione della struttura».

Ma la vera sfida, secondo la Zangaro, che porterà ad un abbattimento delle spese annue per la gestione del servizio di custodia dei cani di comunità, sarà proprio l’ampliamento della struttura comunale di località Foresta. «L’obiettivo – dice ancora la consigliera comunale – è quello di ampliare l’area sanitaria del canile che è quella maggiormente sottopressione, quella che produce più spese nella fase di esternalizzazione e che, in realtà, è quella di cui un cane quando entra in struttura ha più necessità (vaccinazioni, microchippatura, cure, etc.). Ad oggi l’ampiezza di questo servizio all’interno del canile è limitata. Creeremo più posti».

Ma perché voler a tutti i costi internalizzare il servizio? «Perché – risponde la Zangaro – questo sistema si è dimostrato più efficace sia per la razionalizzazione dei costi che per lo strumento delle adizioni che poi  resta l’unico modo per abbattere la spesa di gestione di questo servizio. Nell'ultimo anno nel canile privato di Cassano abbiamo registrato poco meno di 40 adozioni mentre nella struttura comunale di Rossano di affidamenti ne sono stati fatti quasi 150, tre volte in più. Perché, ovviamente, c’è più interesse a sensibilizzare i cittadini ma soprattutto le famiglie non devono arrivare fino a Cassano per adottare un cucciolo».

Insomma, una questione, quella della cura dei cani che vive di un sistema di gestione politica a sè stante e che ha bisogno di strategie. Si stanno mettendo in atto anche se poi sarà il tempo a stabilire se le scelte fatte oggi sono davvero quelle giuste per eliminare problemi e vere e proprie emergenze come il randagismo andando ad abbattere i costi.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.