Sono tre i papi originari della Sibaritide-Pollino. Di Rossano anche a un antipapa
La nostra Regione ha dato i natali a ben dieci pontefici, di cui otto sono stati poi proclamati Santi. In attesa del prossimo Conclave, ripercorriamo la storia di questi eminenti uomini di Chiesa

CORIGLIANO-ROSSANO- Dopo la morte dell'amato papa Francesco, la chiesa cattolica, e non solo, guarda con trepidazione al Conclave che inizierà mercoledì sette maggio. Tra i cardinali che parteciperanno all'elezione del nuovo pontefice figurano due "calabresi"; si tratta del catanzarese Domenico Battaglia di Satriano, arcivescovo di Napoli, e del canadese Frank Leo, nato a Montreal da padre cosentino di Belvedere Marittimo ed arcivescovo di Toronto.
Una curiosità: sempre tra i cardinali che parteciperanno al Conclave figura anche Augusto Paolo Lojudice, cardinale che dal 2019 è arcivescovo metropolita di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino e dal 2022 è vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, che, pur non essendo originario della nostra Regione, è in qualche modo "legato" alla nostra terrà perché è stato in visita nella piccola comunità di Campana in occasione della festa per gli 800 anni di San Domenico.
Ma, tornando ai papi che si sono susseguiti nella storia del cristianesimo, ben dieci di loro erano calabresi, di cui otto sono stati proclamati Santi. Tra le figure da ricordare, persino un antipapa... di Rossano. La tesi, secondo la quale dieci papi abbiano origini calabresi, si fonda sul Liber Pontificalis, una raccolta di biografie dei pontefici da San Pietro a Pio II (1458 - 1464).
Due sono stati i papi per la città di Terranova da Sibari, non a caso chiamata anche "Terra dei Due Papi" poiché ha dato i natali sia a San Telesforo da Thurio che a San Dionisio da Thurio.
Il primo è stato eletto nel 125, ed è morto martire a Roma nel 136 sotto l’imperatore Adriano o all’inizio dell’impero di Antonino Pio. È stato il 9° papa dopo San Pietro. Il suo pontificato si svolse tra il 127/128 e il 137/138. Secondo quanto si legge su misteryhunters.it «San Telesforo fu un uomo di profonde radici spirituali. Durante il suo pontificato, San Telesforo portò significative innovazioni nella vita liturgica della Chiesa, segnando profondamente alcune delle tradizioni più care ancora oggi ai cristiani. Fu lui, secondo quanto tramandato da fonti antiche come il Liber Pontificalis, a introdurre il periodo della Quaresima, un tempo di preparazione spirituale e di digiuno in vista della Pasqua. Inoltre fu sempre questo papa a stabilire la celebrazione della Pasqua di domenica. Non meno importante fu il suo intervento sulla liturgia natalizia: Telesforo istituì la celebrazione della Messa di mezzanotte a Natale, che ancora oggi inaugura la solennità della nascita di Cristo. A questa si aggiunsero altre due liturgie: una all’aurora e una alla terza ora del giorno, scandendo con ritmo solenne l’intera giornata della Natività. Un altro dono prezioso attribuito a San Telesforo fu l’introduzione del “Gloria in excelsis Deo” nella liturgia di Natale. San Telesforo fu sepolto nella Necropoli Vaticana, accanto alla tomba di San Pietro. Celebrato il 2 gennaio nel calendario liturgico, San Telesforo è venerato sia dalla Chiesa cattolica che da quella ortodossa».
San Dionisio da Thurio, invece è stato eletto il 22 luglio 259 ed è morto il 26 dicembre 268. È stato il 26° papa dopo San Pietro. «Uomo di grande cultura e saggezza - si legge su misteryhunter.it - descritto come “eccellente e dotto”, fu chiamato a ricostruire una Chiesa ferita e dispersa. Sotto il suo pontificato, grazie all’editto di tolleranza dell’imperatore Gallieno, i cristiani poterono finalmente riappropriarsi dei luoghi di culto e dei cimiteri. Il papa si impegnò a riorganizzare la vita ecclesiale e a ristabilire la rete caritativa inviando aiuti economici ai cristiani della Cappadocia, colpiti da una scorreria dei Goti e riscattando molti fedeli caduti prigionieri. Il suo pontificato fu anche segnato da gravi dispute teologiche. Il papa intervenne nella controversia sul Sabellianismo, un’eresia che confondeva le figure della Trinità, convocando un concilio a Roma nel 262. Con chiarezza e fermezza, Dionigi ribadì l’unità e la distinzione delle tre figure divine, difendendo così una fede che sarebbe stata poi sancita solennemente nei concili ecumenici. San Dionigi fu un pontefice di transizione, tra le ferite delle persecuzioni e il lento consolidarsi della Chiesa nella società romana. Pur senza grandi clamori, il suo impegno per la fede corretta, la carità e la riorganizzazione della comunità cristiana gettò le basi per la crescita successiva della Chiesa. Morì il 26 dicembre 268 e fu sepolto nel cimitero di Callisto sulla via Appia. Nell’iconografia viene ritratto in abiti papali con un libro. La Chiesa lo venera come santo, ricordandolo il 26 dicembre, giorno in cui viene celebrata la sua memoria liturgica».
Restando nella Sibaritide-Pollino, ma spostandoci a Rossano, troviamo Benedetto Senidega, divenuto pontefice con il nome di Giovanni VII. Eletto il primo marzo 705, è morto il 17 ottobre 707. È stato l’87° papa dopo San Pietro. (Qui abbiamo parlato della sua biografia in maniera dettagliata).
Ma la città bizantina diede i natali anche ad un antipapa. Si tratta di Giovanni Filagato, nato in Rossano il 19 giugno 921 da una famiglia di origini umili. Eletto antipapa col nome di Giovanni XVI, in opposizione al papa legittimo, Gregorio V cugino dell’Imperatore Ottone III. Monaco colto e ambizioso, fu legato da profonda amicizia con San Nilo, grande figura del monachesimo italogreco. Filagato subì, ad opera dei soldati di Ottone, la tortura, con gravi mutilazioni, e la successiva condanna come usurpatore e traditore da parte di un concilio convocato dal papa Gregorio V. Rinchiuso in carcere, morì dopo pochi mesi tra atroci sofferenze. «È ignoto il luogo della sepoltura. A nulla valse l’intercessione dell’amico San Nilo, che profetizzò sciagure sui responsabili delle atroci barbarie subite dal suo amico: sia Gregorio V sia Ottone III morirono prematuramente. Anche se ufficialmente non riconosciuto e scomunicato, nessun altro papa assunse il nome di Giovanni XVI. Egli resta una figura controversa, ambizioso, colto, forse travolto da sogni di grandezza e giochi di potere più grandi di lui. La sua tragica fine è uno dei simboli più forti delle lotte feroci tra Chiesa, aristocrazia romana e Impero alla fine del primo millennio».
Per quanto riguarda gli altri papi calabresi, sarebbero: Sant'Antero da Petilia - Strongoli. Eletto il 21 novembre 235, morto martire il 3 gennaio 236, al principio del regno di Massimino. È il 20° papa dopo San Pietro. Sant’Eusebio da Casegghiano - Città vescovile vicino al castello di San Giorgio Morgeto. Eletto il 18 aprile 310, morto martire il 17 agosto 311. L’imperatore Massenzio decretò l’esilio di papa Eusebio, che morì martirizzato in Sicilia. Non è certa la data d’inizio e fine pontificato. È il 32° papa dopo San Pietro. San Zosimo da Reatio - Mesurgo, l’attuale Mesoraca. Eletto il 18 marzo 417, morto il 26 dicembre 418. È il 42° papa dopo San Pietro. Sant’Agatone da Reggio Calabria. Eletto il 27 giugno 678, morto il 10 gennaio 681. È l’80° papa dopo San Pietro. San Leone II da Reggio Calabria. Non si hanno prove certissime sul luogo di nascita. I calabresi lo indicano nativo di Reggio, i siciliani di Messina o di Piazza Armerina. Tuttavia è certo che Papa Leone II vestì l’abito di canonico regolare nel Monastero di Bagnara. Trasferitosi a Roma, fu fatto cardinale dal conterraneo papa Agatone. Eletto il 17 agosto 682, morto il 3 luglio 683. È l’81° papa dopo San Pietro. San Zaccaria da Siberene - Santa Severina. Eletto il 10 dicembre 741, morto il 22 marzo 752. È il 92° papa dopo San Pietro. Stefano III da Reggio Calabria. Secondo la tradizione è nato a Santo Stefano d’Aspromonte. Eletto il 7 agosto 768, morto il 24 gennaio 772. È il 96° papa dopo San Pietro.