Sibari-Co-Ro, è il momento di scendere in piazza: il progetto c’è ma manca una volontà concreta
Il Consiglio regionale ha dato priorità all’ammodernamento della Sibari-RC. Il nodo, però, rimane nella Sibaritide dove un progetto cantierabile nel 2023 rimane fermo ai “desiderata”. Non ci sono tantissimi soldi e qui c’è bisogno di una strada
CORIGLIANO-ROSSANO – Mentre Corigliano-Rossano e la Sibaritide continuano a piangere (e li piangerà per sempre!) i suoi tanti giovani figli che hanno trovato la morte lungo la Statale 106, l’impressione è che le sfere della politica, a tutti i livelli, continuino a fare melina sul problema.
«La Statale 106 è una priorità» gridano tutti. E ci mancherebbe! Nel concreto, però, c’è sempre un cavillo di troppo che non si riesce a bypassare. Da sempre. Fu così con la legge obiettivo e rimane così anche oggi nonostante un Decreto “Sblocca Cantieri” che dà priorità alla realizzazione di opere strategiche come, appunto, la modernizzazione e messa in sicurezza della famigerata “centosei”.
Rimane tutto, inspiegabilmente, fermo.
Non c’è via che la piazza, allora. La protesta vera e corale di un territorio che non ne può più di dover scrivere, ormai a cadenza settimanale, il nome di giovani vittime che perdono la vita lungo questa maledetta strada, su lapidi fredde.
C’è ottimismo tra i politici dopo il Consiglio regionale di ieri che, in sostanza, non ha fatto altro che confermare quello che a queste latitudini conosciamo da una vita. E quindi che "la SS106 è una strada pericolosa", che dalle sue sorti "dipende lo sviluppo (anzi, il non sviluppo) della Calabria" ionica, e tutte le menate che sappiamo già. C’è un solo elemento di novità: si chiedono i soldi, tantissimi soldi allo Stato (quasi 9 miliardi di euro) per il suo ammodernamento. Giusto, doveroso, sacrosanto!
Nel frattempo, però, che qualcuno si determini a mettere i soldi che si fa? Aspettare. Ma perché aspettare anche in quei punti dove in realtà non ci sarebbe e non si dovrebbe avere bisogno?
Sulla Sibari-Corigliano-Rossano c’è un progetto definitivo che deve essere solo chiuso per poter essere finanziato. E i soldi per i lavori di ammodernamento della Statale 106 nella tratta Sibari-Catanzaro – lo ribadiamo a voce piena – ci sono. Non sono tanti (poco più di 800milioni) ma quanto bastano per avviare subito dei cantieri.
L’esempio arriva da diverse nuove opere che sono state realizzate e che si stanno realizzando in Italia, come la Catania-Ragusa ma anche la Trasversale delle Serre in Calabria, per la realizzazione della quale sono stati utilizzati soldi che erano destinati ad un progetto della Sardegna.
È la tecnica del cosiddetto “pentolone” dal momento che il Ministero delle Infrastrutture, contrariamente a quanto avveniva in passato, non ha più fondi in accantonamento ma gestisce solo quelli per opere immediatamente finanziabili. Si attinge da quella riserva per finanziare i progetti cantierabili per poi rimpinguarla al momento del bisogno.
Purtroppo non siamo più ai tempi delle vacche grasse, quando per realizzare una strada non si badava a spese (si veda il megalotto 3 della Statale 106). Con il rischio, poi, che i progetti rimanessero solo su carta (si veda megalotti 8 e 9 su tutti). Oggi dobbiamo razionalizzare tutto e farlo in modo tale che si ottengano delle opere ormai importanti e non più differibili con una spesa congrua.
Sono comprensibili e anche condivisibili le opinioni di chi sottolinea che questo territorio per decenni si è dovuto accontentare delle briciole. È verissimo. Ma finché non usciremo da questo stato di sotto-emancipazione a cui ci hanno relegato non ci sarà mai vita facile. Ecco perché se oggi si “spara alle quaglie” per pretendere un’opera faraonica è chiaro che non solo non verranno mai realizzati i “desiderata” ma si rischia di perdere anche le opportunità che ci sono sul piatto. L’obiettivo principale - nel caso della nuova bretella autostradale che colleghi la terza città della Calabria al resto della mobilità principale regionale e nazionale - rimane quello di ottenere una strada ad impatto zero, che valorizzi i nodi strutturali ed economici della città (porto, scali, aree industriali, nuovo ospedale, etc.), che sia veloce e soprattutto sicura.
Se il nuovo tracciato soddisfa queste esigenze non si capisce perché, allora, aspettare. E continuare a raccontare le tragedie che si continuano a consumare su quel lembo d’asfalto che ha sempre più un colore rosso rubino: come il sangue.
Lorenzo Monaco, Altea Morelli, Raffaele Misuraca, Nicola Odoguardi, Andrea Falcone, Iulian Iliescu, Andrea Forciniti, Teresa e Valentina Fiore, Luca Laudone, Eleonora Recchia, Michela Praino, Akrem Ayari, Antonio Caligiuri, Natale Sapia, Giuseppe Calabria, Francesco De Salvo. Sono solo alcuni dei nostri concittadini che hanno lasciato famiglie, sogni e speranza in un atttimo lungo questa strada infame. È un elenco lunghissimo, interminabile. Che fa ancora più male quando la discussione si consuma non sulla necessità del fare ma sul "come fare".
Lo ripetiamo fino alla noia: il momento è adesso. E se la politica, a tutti i livelli, questo non lo capisce è giusto allora che l’anima popolare di questa grande città e del suo territorio inizi a farsi sentire.
A noi non interessa la strategicità dell’opera. A noi interessa la sua necessità e la sua sicurezza. Subito!