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Sibari-Co-Ro, è il momento di scendere in piazza: il progetto c’è ma manca una volontà concreta

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CORIGLIANO-ROSSANO – Mentre Corigliano-Rossano e la Sibaritide continuano a piangere (e li piangerà per sempre!) i suoi tanti giovani figli che hanno trovato la morte lungo la Statale 106, l’impressione è che le sfere della politica, a tutti i livelli, continuino a fare melina sul problema.

«La Statale 106 è una priorità» gridano tutti. E ci mancherebbe! Nel concreto, però, c’è sempre un cavillo di troppo che non si riesce a bypassare. Da sempre. Fu così con la legge obiettivo e rimane così anche oggi nonostante un Decreto “Sblocca Cantieri” che dà priorità alla realizzazione di opere strategiche come, appunto, la modernizzazione e messa in sicurezza della famigerata “centosei”.

Rimane tutto, inspiegabilmente, fermo.

Non c’è via che la piazza, allora. La protesta vera e corale di un territorio che non ne può più di dover scrivere, ormai a cadenza settimanale, il nome di giovani vittime che perdono la vita lungo questa maledetta strada, su lapidi fredde.

C’è ottimismo tra i politici dopo il Consiglio regionale di ieri che, in sostanza, non ha fatto altro che confermare quello che a queste latitudini conosciamo da una vita. E quindi che "la SS106 è una strada pericolosa", che dalle sue sorti "dipende lo sviluppo (anzi, il non sviluppo) della Calabria" ionica, e tutte le menate che sappiamo già. C’è un solo elemento di novità: si chiedono i soldi, tantissimi soldi allo Stato (quasi 9 miliardi di euro) per il suo ammodernamento. Giusto, doveroso, sacrosanto!

Nel frattempo, però, che qualcuno si determini a mettere i soldi che si fa? Aspettare. Ma perché aspettare anche in quei punti dove in realtà non ci sarebbe e non si dovrebbe avere bisogno?

Sulla Sibari-Corigliano-Rossano c’è un progetto definitivo che deve essere solo chiuso per poter essere finanziato. E i soldi per i lavori di ammodernamento della Statale 106 nella tratta Sibari-Catanzaro – lo ribadiamo a voce piena – ci sono. Non sono tanti (poco più di 800milioni) ma quanto bastano per avviare subito dei cantieri.

L’esempio arriva da diverse nuove opere che sono state realizzate e che si stanno realizzando in Italia, come la Catania-Ragusa ma anche la Trasversale delle Serre in Calabria, per la realizzazione della quale sono stati utilizzati soldi che erano destinati ad un progetto della Sardegna.

È la tecnica del cosiddetto “pentolone” dal momento che il Ministero delle Infrastrutture, contrariamente a quanto avveniva in passato, non ha più fondi in accantonamento ma gestisce solo quelli per opere immediatamente finanziabili. Si attinge da quella riserva per finanziare i progetti cantierabili per poi rimpinguarla al momento del bisogno.

Purtroppo non siamo più ai tempi delle vacche grasse, quando per realizzare una strada non si badava a spese (si veda il megalotto 3 della Statale 106). Con il rischio, poi, che i progetti rimanessero solo su carta (si veda megalotti 8 e 9 su tutti). Oggi dobbiamo razionalizzare tutto e farlo in modo tale che si ottengano delle opere ormai importanti e non più differibili con una spesa congrua.

Sono comprensibili e anche condivisibili le opinioni di chi sottolinea che questo territorio per decenni si è dovuto accontentare delle briciole. È verissimo. Ma finché non usciremo da questo stato di sotto-emancipazione a cui ci hanno relegato non ci sarà mai vita facile. Ecco perché se oggi si “spara alle quaglie” per pretendere un’opera faraonica è chiaro che non solo non verranno mai realizzati i “desiderata” ma si rischia di perdere anche le opportunità che ci sono sul piatto. L’obiettivo principale - nel caso della nuova bretella autostradale che colleghi la terza città della Calabria al resto della mobilità principale regionale e nazionale - rimane quello di ottenere una strada ad impatto zero, che valorizzi i nodi strutturali ed economici della città (porto, scali, aree industriali, nuovo ospedale, etc.), che sia veloce e soprattutto sicura.

Se il nuovo tracciato soddisfa queste esigenze non si capisce perché, allora, aspettare. E continuare a raccontare le tragedie che si continuano a consumare su quel lembo d’asfalto che ha sempre più un colore rosso rubino: come il sangue.

Lorenzo Monaco, Altea Morelli, Raffaele Misuraca, Nicola Odoguardi, Andrea Falcone, Iulian Iliescu, Andrea Forciniti, Teresa e Valentina Fiore, Luca Laudone, Eleonora Recchia, Michela Praino, Akrem Ayari, Antonio Caligiuri, Natale Sapia, Giuseppe Calabria, Francesco De Salvo. Sono solo alcuni dei nostri concittadini che hanno lasciato famiglie, sogni e speranza in un atttimo lungo questa strada infame. È un elenco lunghissimo, interminabile. Che fa ancora più male quando la discussione si consuma non sulla necessità del fare ma sul "come fare".

Lo ripetiamo fino alla noia: il momento è adesso. E se la politica, a tutti i livelli, questo non lo capisce è giusto allora che l’anima popolare di questa grande città e del suo territorio inizi a farsi sentire.

A noi non interessa la strategicità dell’opera. A noi interessa la sua necessità e la sua sicurezza. Subito!

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.