Covid, in Calabria 51 morti in una settimana e ricoveri in aumento
Non emerge un quadro rassicurante mettendo a confronto i dati di questa settimana con quelli della settimana precedente: in aumento il numero dei casi attivi, degli ospedalizzati e delle vittime
CORIGLIANO-ROSSANO – Dai dati relativi all’epidemia da Covid-19 comunicati dai Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie Provinciali della Regione Calabria non emerge affatto un quadro rassicurante.
Mettendo a confronto i dati di questa settimana (dal 5 al 12 marzo) con quelli della precedente (dal 26 febbraio al 5 marzo), infatti, si può notare come sia in aumento il numero dei casi attivi, degli ospedalizzati e anche il numero delle vittime.
Ma vediamo i dati nel dettaglio.
Per quanto concerne i casi attivi, oggi nella nostra Regione sono 50.204 a fronte dei 46.351 attivi al 5 marzo con un incremento pari a 3.853. Mentre nella settimana dal 26 febbraio al 5 marzo l’incremento dei casi attivi è stato solo di 448 casi. (I casi attivi tengono conto sia dei nuovi casi positivi, che del numero dei guariti)
Per quanto riguarda la pressione sugli ospedali dalle grafiche diramate da Agenas la nostra regione è al 28% di posti letto occupati negli ospedali (in aumento rispetto al 25% della scorsa settimana) ed è al 8% per le terapie intensive (in calo rispetto al 9% della scorsa settimana). Infatti in totale ad oggi sono 312 le persone ricoverate in reparto (mentre erano 264 sabato scorso) e 15 in terapia intensiva (rispetto alle 17 di sabato 5 marzo).
Paragonando i dati della nostra Regione con quelli dell’intera nazione la situazione appare ancora più critica: in Italia è al 13 % la pressione nei reparti ordinari mentre al 6% quella nelle terapie intensive.
Ma il dato che sicuramente non lascia indifferenti è il numero delle vittime. Non solo sono tante, ma sono anche in aumento rispetto alla scorsa settimana. Se dal 26 febbraio al 5 marzo la Calabria ha pianto 48 vittime, nella settimana dal 5 al 12 marzo ne piange altre 51.
È sempre complicato analizzare questi dati, perché dietro quei numeri, quelle fredde cifre che sommiamo o sottraiamo, ci sono volti, storie, vite spezzate.
Forse questi dati (dopo due anni di pandemia) non ci fanno più troppa impressione, e c’è perfino chi li minimizza. Io credo, invece, che bisogna osservarli con rispetto. Stiamo parlando di esseri umani. Ogni tanto è giusto ricordarlo.