Nuova Statale 106, ecco cosa intende il Governo con il termine “sostenibilità”: zero spazio a progetti (faraonici) inutili
Le linee guida adottate dal Ministro Giovannini tracciano il modus operandi. Tabacci (sottosegretario delegato al Cipess): «Tutti i progetti dovranno avere una relazione istruttoria con obiettivi compatibili al direttive del piano di sostenibilità»
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CORIGLIANO-ROSSANO - Coerente con il nome del Dicastero di cui è titolare, il Ministro delle “Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili”, Enrico Giovannini, non lascia spazio a dubbi sul modus operandi da adottare per la creazione di infrastrutture con i fondi Pnrr (e non solo con quelli!).
Atto dovuto quello del Ministro, in piena armonia con le linee guida del Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile), per uniformare l’utilizzo dei fondi europei previsti dal piano Next Generation Eu e dall’agenda 2030.
La parola chiave è sostenibilità: ambientale, sociale ed economica, da ricavare dalla messa in opera di progetti che rispettino la resilienza e vadano a valorizzare le risorse dei territori interessati, piuttosto che inaridirli ulteriormente.
Un concetto, quello della sostenibilità così come sopra declinato, che non può non prefigurarsi anche con quello che saranno i progetti di ammodernamento della Statale 106. C’è un punto, chiarito nei giorni scorsi da Bruno Tabacci, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Cipess, che – nel solco dei rigidi sistemi della sostenibilità – inquadra le conformazione dei nuovi investimenti sulle strade. Anche le opere non inserite nel Pnrr e per i piani di investimenti contenuti nei nuovi contratti di programma di Anas e Rfi, infatti, sarà richiesta una relazione istruttoria che «dovrà contenere – ha detto Tabacci – un paragrafo relativo alla compatibilità della proposta con gli obiettivi di sviluppo sostenibile ritenuti rilevanti e una valutazione complessiva della sostenibilità del programma».
Quindi, più il progetto di un’opera risulta sostenibile in ogni suo aspetto, più ha possibilità di essere finanziata e quindi realizzata. Quindi tutte le nuove arterie di collegamento dovranno essere realizzate secondo una filosofia: devono avere un impatto ambientale minimo (gallerie e viadotto solo dove servono ed è necessario), devono rispondere ai bisogni socio-economici del territorio (devono mettere in connessione le aree produttive e facilitare la mobilità territoriale), devono avere un costo adeguato alle esigenze (investimenti sproporzionati come lo è stato per il megalotto 3 non sono più ammissibili nell’ordine dei nuovi principi).
Dunque, tutto il vecchio approccio in cui, dalla progettazione, alla messa in opera, generava sprechi di risorse, un impatto ambientale catastrofico, in poche parole, un impoverimento socio-economico delle comunità interessate, viene spazzato via.
Tutto questo per buona pace di chi vorrebbe realizzare nuove strade con progetti faraonici, quanto inutili, che andrebbero a violentare pesantemente il territorio senza una concreta utilità.
Già spulciando tra gli allegati del Def 2021 (documento di economia e finanza), si può trovare quello dedicato alle infrastrutture che porta chiari cenni sulle nuove regole illustrate dal Ministro.